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Data: 30/01/2012
Testata giornalistica: Corriere della Sera
È morto l'ex presidente Oscar Luigi Scalfaro. Aveva 93 anni, è stato al Quirinale dal 1992 al 1999 e parlamentare per l'intera storia repubblicana (Il discorso del «non ci sto» - Guarda il video)

MILANO - Il presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, è morto nella notte nella sua abitazione di Roma. Aveva 93 anni. La notizia del decesso è stata diffusa inizialmente via Twitter, alle 8.07, da Alberto Gambino, un giurista, che è stato anche collaboratore dell'ex capo di Stato: «Con un sorriso ci ha lasciato il presidente Scalfaro, grande uomo». I funerali avranno luogo in forma privata lunedì alle 14 nella chiesa di Santa Maria in Trastevere, nel cuore della Capitale. Per consentire a chiunque lo vorrà di portare un proprio saluto, sarà allestita una camera ardente nella chiesa di Sant'Egidio, sempre lunedì, dalle 10.30 alle 13.30.

UNA VITA PER LE ISTITUZIONI - Nato a Novara il 9 settembre 1918, vedovo di Maria Inzitari dalla quale ha avuto una figlia, Marianna, si era laureato in Giurisprudenza nel 1941. E' stato capo dello Stato dal 1992 al 1999 e prima della nomina al Quirinale è stato ininterrottamente deputato per l'intera storia repubblicana, a partire dal primo Parlamento eletto nel 1948 e, prima ancora, dall'assemblea Costituente del 1946. Più volte ministro, non è mai stato presidente del Consiglio: nell'aprile del 1987, dopo le dimissioni di Bettino Craxi, l'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga gli conferì l'incarico di formare il nuovo governo ma, constatata l'impossibilità di comporre un gabinetto di coalizione, Scalfaro rinunciò all'incarico dichiarandosi indisponibile a formare un governo monocolore democratico-cristiano. Così come era successo a due altri suoi predecessori, Pertini e De Nicola, ha ricoperto anche le altre due principali cariche dello Stato, ovvero la presidenza del Senato, seppure in via provvisoria all'inizio della XV legislatura, e quella della Camera. Sul banco principale di Montecitorio sedette dal 24 aprile 1992 al 25 maggio dello stesso anno, quando venne appunto eletto presidente della Repubblica. Nel ruolo di numero uno dell'Assemblea fu lui stesso a leggere ad alta voce lo spoglio delle schede della votazione delle Camere riunite in seduta comune che portò alla sua elezione al Quirinale.

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E UN GIORNO DISSE: «NON CI STO» - La sua presidenza è stata particolarmente significativa: eletto due giorni dopo la strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta. Nel corso del settennato dovette gestire il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica e la transizione dagli anni di Tangentopoli. Celebre la sua frase «non ci sto», pronunciata la sera del 3 novembre 1993 a reti unificate, per difendersi dalle accuse di avere gestito fondi neri ad uso personale nell'epoca in cui era stato ministro dell'Interno. In quell'occasione Scalfaro parlò di «gioco al massacro» e imputò l'esplosione dello scandalo Sisde ad un tentativo di infangare la presidenza della Repubblica come ritorsione della vecchia classe politica che le inchieste di «Mani Pulite» avevano decimato.

Quando disse: «Io non ci sto»

«ESEMPIO DI INTEGRITA'» - Immediato il cordoglio espresso dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla diffusione della notizia del decesso. «È con profonda commozione che rendo omaggio alla figura di Oscar Luigi Scalfaro nel momento della sua scomparsa, ricordando tutto quel che egli ha dato al servizio del paese, e l'amicizia limpida e affettuosa che mi ha donato - ha detto in una nota il capo dello Stato -. È stato un protagonista della vita politica democratica nei decenni dell'Italia repubblicana, esempio di coerenza ideale e di integrità morale. Si è identificato con il Parlamento - ha aggiunto Napolitano, che in mattinata ha reso visita alla salma -, cui ha dedicato con passione la più gran parte del suo impegno. Da uomo di governo, ha lasciato l'impronta più forte nella funzione da lui sentitissima di ministro dell'Interno. Da Presidente della Repubblica, ha fronteggiato con fermezza e linearità periodi tra i più difficili della nostra storia. Da uomo di fede, da antifascista e da costruttore dello Stato democratico, ha espresso al livello più alto la tradizione dell'impegno politico dei cattolici italiani».
«Si è battuto convintamente per tutta la vita per l'affermazione degli ideali in cui credeva e per una Italia sempre più forte, democratica e unita» ha detto invece il presidente della Camera, Gianfranco Fini. «Si è sempre impegnato a rafforzare la Repubblica fondata sulla Carta Costituzionale di cui fu costantemente strenuo difensore - ha aggiunto Fini -, nella convinzione che essa dovesse rappresentare in ogni circostanza la stella fissa su cui orientare l'azione nella contingenza delle scelte politiche». E il presidente del Senato, Renato Schifani: «Ha incarnato e presenta ai cittadini di oggi e di domani un'immagine della Repubblica cui tutti teniamo gelosamente: una Repubblica baluardo dei diritti dell'uomo e della pace, impegnata nel promuovere il protagonismo responsabile delle parti sociali, sollecita nel richiamare ciascuno all'adempimento dei propri doveri di solidarietà». Anche il premier Mario Monti nel ricordare Scalfaro ha fatto ricorso al termine «integrità»: «Fu esempio luminoso di coerenza ideale e di integrità morale». Poi un ricordo personale: «Nel novembre scorso, appena assunto l'incarico di presidente tenni ad esprimergli personalmente i sentimenti di gratitudune per l'esempio da lui offerto nel servire la cosa pubblica». Infine, un ricordo è arrivato dal Papa, Benedetto XVI, che lo ha definito un «illustre uomo cattolico di Stato», che «si adoperò per la promozione del bene comune e dei perenni valori etico-religiosi cristiani propri della tradizione storica e civile dell'Italia».

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