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Data: 25/05/2012
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Ministro irresponsabile, il premier chiarisca» Bonanni: alza polveroni per fomentare strumentalmente le divisioni tra i lavoratori

ROMA Dire che sia irritato equivarrebbe a coprire un fuoco scoppiettante con una manciata di cenere. Raffaele Bonanni è un vulcano. Sono appena scoccate le 18 e il leader della Cisl ha appreso dalla agenzie di stampa l’idea di Elsa Fornero, più precisamente l’ «auspicio», di poter licenziare i dipendenti pubblici come nel privato. Un fulmine a ciel sereno. Nessun segnale, tanto meno una anticipazione magari trasmessa in via del tutto privata. La prima parola di Bonanni è un aggettivo che è sconsigliato ripetere nei salotti bene. Poi il ruolo del sindacalista copre la prima reazione istintiva: «Non ho mai visto un ministro in Italia, in Europa...che dico...nel mondo che incita ai licenziamenti. Mai visto».
Esagerato...
«No, il cinismo del ministro rischia di superare ogni limite. Farebbe bene a compenetrarsi molto di più nel suo compito. Mi pare che passi di provocazione in provocazione. E a questo punto voglio che il governo chiarisca la vicenda. Cioè chiedo a Monti e a Patroni Griffi di convocarci perché intendo sapere come la pensano e come intendono ristrutturare il pubblico impiego. Preciso, non licenziare, ma ristrutturare. Esigo un chiarimento».
Altrimenti?
«Altrimenti non si capirà mai niente. Non vorrei che la questione nascondesse ancora una volta l’incapacità di risolvere inefficienze proprie. E voglio sapere qual è l’intendimento del governo nel pubblico impiego rispetto alla spending review. A tagliare sono capaci tutti. Non abbiamo mica chiamato a governare gente che taglia e basta senza alcuna architettura prestabilita. E’ arrivato il momento di mettere le carte sul tavolo invece di fare fumo. Siamo tornati a vecchie pratiche. Conosciutissime».
E quali sarebbero queste vecchie pratiche?
«Che la confusione nasconde la inefficienza, la incapacità, la non volontà di andare dritti al cuore del problema».
L’uscita del ministro, secondo lei, è un ballon d’essai, una provocazione, o altro? Insomma, faccia lei.
«Rilevo soltanto che siamo di fronte a una confusione perenne, a una istigazione continua. E lo dico io che ho sempre mantenuto una condotta responsabile. Sono davvero stufo di comportamenti irresponsabili e di ruoli che non sono rispettati».
E’ un ministro che, sempre secondo lei, può ancora far parte di questo governo?
«Questo lo sanno il governo e il parlamento. Io, e scusi se insisto, non ho mai visto in Europa un ministro del Lavoro che scantoni così tanto dal proprio ruolo e che addirittura istiga ai licenziamenti».
Lei ha già sentito Camusso e Angeletti?
«L’irritazione è forte. Serve un chiarimento dal governo in tempi brevissimi per verificare che intenzioni ha. Già il primo maggio mi ero molto preoccupato della nomina di un subappaltatore alla spending review spiegando che si trattava di un colpo di teatro per coprire l’inefficienza, be’ ora ho la prova che erano preoccupazioni fondate».
In che senso?
«Che si parla delle persone che servono o meno senza alcuna verifica sull’impianto necessario. Sono tre anni che chiediamo una ristrutturazione delle amministrazioni che poi è il vero problema di una elefantiasi che brucia ogni risorsa».
Cioè, se abbiamo ben capito, Fornero intenderebbe usare le forbici nel pubblico impiego perché incapace di renderlo efficiente?
«Esattamente. Sono incapaci».
Incapacità politica o tecnica?
«C’è un po’ di tutto, politica e tecnica. C’è ignoranza e c’è la paura di impattare con la realtà. Non è possibile che un governo tecnico giochi con i meccanismi pirotecnici mediatici. Non serve a nessuno alzare questi polveroni per soddisfare le esigenze di chi vuole fomentare strumentalmente divisioni tra lavoratori pubblici e privati».
Se l’esecutivo non accettasse un rapido confronto con il sindacato e comunque sposasse l’ipotesi Fornero, quale sarebbe la risposta del sindacato?
«Il mio sindacato di fronte al confronto trova sempre soluzioni, di fronte alla protervia e il cinismo risponderà con tutta la forza di cui dispone».

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