ROMA - Saltano le prime 35 Province italiane. Tra qualche mese se ne aggiungeranno una dozzina ad oggi «protette» dal filtro delle Regioni a Statuto speciale. I presidenti delle stesse Province non saranno più eletti a suffragio universale ma solo dai consiglieri comunali dei comuni del loro territorio e avranno competenze essenzialmente su strade, scuole e rifiuti. E’ questo il risultato del decreto legge presentato ieri dal governo che, appunto, riduce da 86 a 51 le province italiane delle Regioni «normali». Dieci delle nuove Province saranno Città Metropolitane con poteri particolari sulla rete dei trasporti e sulla pianificazione urbanistica.
Il decreto è stato presentato dai ministri Filippo Patroni Griffi (Funzione Pubblica) e Anna Maria Cancellieri (Interni) secondo i quali la riforma di ispira «a modelli europei basati su tre livelli di governo». Ecco i punti principali del decreto.
Giunte. Dal primo gennaio 2013 saranno soppresse e il presidente potrà delegare l'esercizio di funzioni a non più di 3 consiglieri provinciali.
Città Metropolitane. Dal primo gennaio 2014 diventeranno operative (si tratta di Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria) realizzando così, sottolinea il governo, «il disegno riformatore voluto fin dal 1990, successivamente fatto proprio dal testo costituzionale, e tuttavia rimasto finora incompiuto».
Commissari ad acta. Per rendere effettiva la riorganizzazione delle Province, senza altri interventi legislativi, il governo ha delineato una procedura con tempi cadenzati e adempimenti preparatori «garantiti dall'eventuale intervento sostitutivo di commissari ad acta».
Divieto di cumulo degli stipendi. Il decreto prevede il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi provinciali e comunali. Contestualmente viene confermata l'abolizione degli assessorati. Gli organi politici dovranno avere, inoltre, sede esclusivamente nelle città capoluogo.
Il 2014. L'effettivo riordino delle Province entrerà in vigore dal 1 gennaio 2014. A novembre 2013 dovranno tenersi le elezioni (ma a votare saranno solo i consiglieri comunali) per decidere i nuovi vertici che, come nuovo ente di secondo livello, secondo quanti previsto dal decreto Salva-Italia, potranno esprimere un consiglio provinciale e il presidente della Provincia, con la relativa soppressione della Giunta.
Ricorsi. Sui ricorsi - ce n'è ad esempio uno pendente alla Consulta, il 6 novembre prossimo, sollevato dalle Regioni in tema di sistema elettorale per le nuove Province - Patroni Griffi ha ribadito la volontà del governo di andare avanti «con il nostro timing perché crediamo nella legittimità degli atti».
Proteste. Il decreto legge del governo trova l'Unione delle Province d'Italia (Upi) decisamente critica: il presidente Giuseppe Castiglione critica le «forzature fatte su alcuni territori», disapprovando la decisione di voler cancellare le giunte dal prossimo gennaio. Molti presidenti di Provincia hanno protestato per la decisione di cancellare l'elezione da parte dei cittadini degli organi di governo locali. In rivolta anche i sindaci dei capoluoghi che rischiano di perdere anche Prefetture, Questure e altri uffici amministrativi.