TERAMO Ricorso alla Corte costituzionale e manifestazione nazionale dei capoluoghi soppressi. Il sindaco Maurizio Brucchi continua la sua marcia contro il riordino delle province che sacrifica Teramo. Dopo il varo del decreto legge con cui il consiglio dei ministri ha cancellato il capoluogo teramano accorpandolo all'Aquila, il primo cittadino indica due nuove strade da percorrere. «Innanzitutto la Regione deve presentare il ricorso alla Corte costiuzionale», attacca il sindaco Pdl di Teramo, «perché questo provvedimento va eliminato». In secondo luogo Brucchi insiste sulla linea della pressione politica. Martedì scorso si è presentato all'Emiciclo, in consiglio regionale all’Aquila, alla testa di un corteo di concittadini, per assistere al dibattito in consiglio regionale sul riassetto delle province e far sentire la presenza dei teramani contro le ipotesi di cancellazione del capoluogo. Ora è pronto ad allargare la protesta su scala nazionale. «Mi farò promotore di una manifestazione», annuncia, «in cui riunire a Roma i rappresentanti dei 35 territori cancellati dal decreto». L'iniziativa si terrà in concomitanza con il dibattito in parlamento sulla proposta del governo di riordino delle province. «Faremo pressione nei confronti dei parlamentari», spiega Brucchi, «su un problema che è molto serio: questa legge va bloccata in tutti i modi». Il sindaco teramano, insomma, non si dà per vinto. Secondo lui, il riassetto dettato dal governo penalizza Teramo e Chieti senza alcun effettivo beneficio per il contenimento della spesa. «Se si vuole una vera spending review», insiste, «l'unica soluzione possibile è zero province». Brucchi confida nel fatto che i parlamentari dei territori cancellati non potranno votare a favore del decreto, per cui ritiene che ci siano ancora i margini per una proposta alternativa che azzeri tutti capoluoghi. «Serve una legge costituzionale che faccia sparire tutte le province», scandisce, «un provvedimento a metà non è accettabile». Nei prossimi giorni, dunque, Brucchi invierà email ai suoi colleghi degli altri 34 capoluoghi soppressi per lanciare la manifestazione di protesta a Roma. Il sindaco, però, sta valutando anche una soluzione estrema, da mettere in atto qualora sia il ricorso che la protesta di piazza non sortiscano l'effetto da lui sperato. Se l'accorpamento risultasse inevitabile, Brucchi proporrà che l'Aquila resti capoluogo di Regione e Teramo sia capoluogo della provincia unificata. «In questo modo», spiega, «la ripartizione delle funzioni sarebbe più semplice ed equa». Si tratterebbe, a detta del sindaco, di un assetto d'interesse anche per l'Aquilano che così non perderebbe i comuni della costa teramana pronti a spostarsi verso Pescara.