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Pescara, 19/12/2025
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Data: 01/11/2012
Testata giornalistica: Il Messaggero
Legge di stabilità, c’è l’intesa. Salta il taglio dell’Irpef. Più detrazioni per lavoro e famiglia, ferma l’Iva al 10%

ROMA Cambia la legge di stabilità e torna il sereno nella maggioranza: incontrando ieri i relatori Pier Paolo Baretta (Pd) e Renato Brunetta (Pdl) il ministro dell’Economia Grilli ha dato un sostanziale via libera allo schema che prevede di non procedere alla riduzione delle aliquote Irpef, e di spostare le relative risorse sull’Iva (per evitare l’aumento dell’aliquota intermedia del 10) e sul costo del lavoro (per alleggerirlo prioritariamente a beneficio dei lavoratori e alle loro famiglie. Salta anche, come richiesto da tutti, la retroattività della stretta su detrazioni e deduzioni Irpef: resta da vedere se il tetto e le franchigie saranno completamente eliminati oppure rimandati all’anno successivo, magari con una diversa configurazione.
Certo, sono tutti da definire i dettagli tecnici e le cifre, il che non è poco; soprattutto va chiarito il quadro finanziario per il 2013. Ma l’imprimatur agli aggiustamenti che andavano prendendo forma da giorni è stato salutato con soddisfazione dai tre partiti che sostengono il governo.
«Col mantenimento dei saldi sono rispettati gli obiettivi del governo di consolidare i conti pubblici - ha commentato il presidente dei deputati Udc Gian Luca Galletti - Finalmente si cominciano a vedere i primi risultati dei sacrifici che i cittadini hanno sopportato in questi mesi».
È durata dunque una manciata di giorni l’idea di avviare un primo calo dell’Irpef, attraverso il taglio di un punto delle aliquote relative ai primi due scaglioni. Del resto lo stesso ministro Grilli aveva sempre fatto riferimento alla possibilità di scegliere in Parlamento diverse linee di intervento. Il taglio delle aliquote in termini di minor gettito sarebbe costato 4,3 miliardi nel 2013 e circa 6 a regime. Contemporaneamente era stata prevista una franchigia su detrazioni e deduzioni (250 euro) e un tetto di 3.000 euro per le spese detraibili, con effetto già sull’anno di imposta 2012. Una stretta che avrebbe portato nelle casse dello Stato quasi 2 miliardi il prossimo anno e circa 1,1 nei successivi. La simultanea cancellazione di queste misure comporterebbe quindi una teorica disponibilità di quasi 5 miliardi a partire dal 2014, ma solo di 2,3 il prossimo anno. Dunque l’intervento su detrazioni e deduzioni resta in sospeso: è data per scontata la cancellazione dell’effetto retroattivo, ma potrebbe entrare successivamente in vigore eventualmente in forma un po’ più raffinata.
Per inciso, 2,3 miliardi è più o meno la cifra che serve per eliminare l’aumento Iva di un punto relativamente all’aliquota intermedia del 10 per cento, applicata su alimentari, medicine e altri beni di prima necessità (scatterà invece l’incremento di quella ogi al 21). Ecco quindi che nel 2013 non ci sarebbero più risorse per altri interventi. Interventi che invece sono necessari perché uno dei punti qualificanti del nuovo assetto richiesto dai partiti è la riduzione del cuneo fiscale e contributivo.
Le ricette possibili sono però diverse ed anche su questo punto serviranno approfondimenti. L’orientamento è far partire già dal prossimo anno un alleggerimento a vantaggio dei lavoratori. Lo strumento potrebbe essere il potenziamento delle attuali detrazioni per lavoro dipendente e di quelle per carichi familiari. Per avere un impatto maggiore potrebbero essere usati oltre ai soldi risparmiati per la mancata riduzione delle aliquote anche quelli stanziati nella stessa legge di stabilità per la detassazione della produttività (1,2 miliardi il prossimo anno, 400 milioni nel 2014). In seguito scatterebbero gli sgravi per le imprese, con tutta probabilità attraverso il canale Irap.
Un altro punto di intesa riguarda il fondo da 900 milioni nella disponibilità di palazzo Chigi: la sua destinazione sarà precisata, con un occhio particolare alle esigenze sociali.

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