L’Udc ha spinto la maggioranza ad aderire alla linea intransigente dell’opposizione
Le baruffe in aula fra i partiti di maggioranza, le minacce dell’opposizione e dell’Udc, la crisi sfiorata, l’approvazione nell’ultimo giorno utile valgono bene il risultato: Pescara è la città capoluogo dove l’Imu sulla prima casa è la più bassa d’Italia col 3,5 per mille; in assoluto, con l’aliquota al 2 per mille (il minimo previsto dalla legge) spetta ad Asiago e a Riva del Garda, ma si tratta di città non capoluogo. Fino a ieri mattina sono continuate le riunioni fra i capigruppo per arrivare, verso l’ora di pranzo, all’accordo e quindi all’approvazione con 31 "sì" su 32 presenti e un’astensione. Queste le peculiarità del regolamento Imu, le prime tre sono riduzioni: abitazione principale dal 4 al 3,5 per mille; altri immobili dal 10,6 al 10,25 per mille; abitazioni delle cooperative edilizie e dell’Ater dal 6,8 al 5,8 per mille; applicazione dell’aliquota ridotta del 3 per mille a favore dei nuclei familiari con presenza di persona portatrice di handicap con accompagnamento; introduzione dell’aliquota agevolata al 7,6 per mille alle unità immobiliari destinate allo svolgimento di attività cinematografiche e teatrali. Tutti felici e contenti, tutti a rivendicare il diritto di primogenitura su un’operazione che farà risparmiare qualcosa alle famiglie meno abbienti. Ma chi non ha la memoria corta ricorda che fino a poche ore fa infuriava la battaglia in aula sui tagli ai capitoli di bilancio meno importanti così da favorire il calo delle aliquote, in particolare quella della prima casa. Il sindaco Mascia è contento perché ritiene quella di ieri «un atto di responsabilità importante a beneficio delle famiglie e una medaglia che va appuntata sul petto del Consiglio comunale. Ora mi attendo la stessa assunzione di responsabilità da parte della minoranza rispetto alle ultime manovre strategiche previste sino a fine anno, ossia la salvaguardia degli equilibri di bilancio e l’assestamento di bilancio, che andranno in Consiglio entro fine novembre». Insomma, una vittoria bipartisan con record nazionale per l’Amministrazione da lui presieduta. Una vittoria che l’opposizione (Pd, Idv, Fli, Sel, PdCI e Prc), invece, rivendica in toto «perché - ha ricordato Enzo Del Vecchio del Pd - il centrodestra ha dovuto prendere atto della bontà e della fattibilità delle nostre proposte. Arroccarsi sul baluardo del 3,8 per mille non aveva senso ed è stato dimostrato con i fatti». Niente squilli di trombe per l’Udc, che pure è stata determinante per far pendere la bilancia verso la riduzione dal 4 al 3,5 per mille, ma questo rientra nello stile democristiano, sempre attento a tenere un profilo basso anche nelle situazioni più complicate. Dal punto di vista politico, la vittoria è appannaggio dell’opposizione perché si è arrivati a tagliare i famosi 2,7 milioni complessivi chiesti prima dal Pd e poi dall’Udc, cifra sulla quale il Pdl e Pescara Futura hanno dovuto convenire in extremis evitando ostacoli fuori programma su un percorso già pieno di trabocchetti.