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Pescara, 19/12/2025
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Data: 01/11/2012
Testata giornalistica: Il Messaggero
Fiat sfida tutti: 19 licenziati per riassumere gli operai Fiom. Landini, leader metalmeccanici Cgil: «E’ un ricatto»

L’azienda: «Siamo costretti, Pomigliano è già sovradimensionata»

ROMA - L’aveva preannunciato e ora ha deciso di farlo. I giudici gli impongono di assumere nella newco di Pomigliano d’Arco i dipendenti iscritti alla Fiom? Lo farà, perché «non può esimersi dall’eseguire quanto disposto dall’ordinanza», ma allora «altrettanti lavoratori operanti in azienda» saranno messi in mobilità, che poi è l’anticamera del licenziamento. Continua la battaglia tra Marchionne e la Fiom. Continua anche a costo di ulteriori battaglie legali, di nuove cause. Per ora ad essere coinvolti sono 19 lavoratori. Ma nell’arco dei prossimi mesi saranno 145. L’ordinanza della Corte d’Appello di Roma - che ha confermato una sentenza già emessa in primo grado - fissa infatti a 145 i lavoratori iscritti alla Fiom ex dipendenti del vecchio Giambattista Vico che l’azienda deve riassumere nella newco Fip (fabbrica Italia Pomigliano): 19 entro il 28 novembre; gli altri 126 entro sei mesi. E la Fiat già nel primo commento all’ordinanza metteva in guardia sulla sovrabbondanza di personale e sulla eventualità di applicare una sorta di effetto pari: uno dentro, uno fuori. Dagli avvertimenti alla pratica. Ieri il Lingotto ha comunicato di aver «avviato a una procedura di mobilità per riduzione di personale di 19 unità ai sensi della Legge 223/91».
Immediate le reazioni di protesta sia in ambienti politici che sindacali. Le parole «ricatto», «ritorsione» e «rappresaglia» sono le più gettonate nei commenti. La Fiat spiega: a Pomigliano non ci sono spazi per nuove assunzioni, vista la forte flessione del mercato in Italia e in Europa. E ricorda i frequenti ricorsi alla cig. L’azienda quindi «è costretta» a fare questo passo. Ma sono spiegazioni che non convincono.
La Fiom è durissima. La rappresentanza campana del sindacato parla di «dispregio dello stato di diritto della Repubblica Italiana». Maurizio Landini, numero uno Fiom nazionale, accusa l’azienda di «atto illegittimo, grave, ricattatorio contro i principi della Costituzione». Parla di «procedura ritorsiva» anche Giorgio Airaudo, responsabile settore auto Fiom. E così Elena Lattuada, segretario confederale Cgil: «E’ un ricatto inaccettabile, una strategia vergognosa che ha il solo scopo di mettere i lavoratori gli uni contro gli altri». C’è sconcerto tra le forze politiche di sinistra. «Iniziative del genere sono inaccettabili» dice il segretario Pd, Pierluigi Bersani. Rincara la dose, tra gli altri, il responsabile economico Pd, Stefano Fassina,: «E’ una gravissima ritorsione». «Per Marchionne i lavoratori sono ostaggi» twitta Nichi Vendola, leader Sel. E poi Idv, Prc: tutti contro Marchionne.
E gli altri sindacati? La preoccupazione è palpabile. E il rifiuto ad accettare la logica dei licenziamenti è condiviso: «Non firmeremo accordi sulla mobilità» assicurano Giovanni Sgambati, Uilm Campania, e Felice Mercogliano, segretario generale della Fismic Campania. Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl, chiede «il ritiro della procedura». Ma le crepe sui muri sindacali restano evidenti. La causa di tutto ciò, accusano Cisl e Uil, è il rifiuto della Fiom al dialogo, alla trattativa sindacale. Il leader Cisl, Raffaele Bonanni, è esplicito e accusa la Fiom di «fare un ricorso al giorno alla magistratura per cose sempre più strampalate». Di qui il suo appello: «La Fiom non giochi al massacro». Ma anche Giovanni Sgambati della Uilm parla della «scelta di Fiat» come «la concreta conseguenza di chi ha deciso di seguire la via giudiziaria anziché quella sindacale».

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