Casini: importante accorpare. Bersani: no ad anticipare le politiche
ROMA - Il governo conferma che le regionali in Lazio, Lombardia e Molise si terranno in un unico election day che probabilmente cadrà all’inizio di febbraio. L’annuncio è stato dato, a conclusione del Consiglio dei ministri, dalla titolare del Viminale, Annamaria Cancellieri, che ha manifestato l’intenzione dell’esecutivo di non lasciare troppo a lungo senza governo i circa 15 milioni di cittadini delle tre Regioni. Questo anche a costo di rinunciare al risparmio di spesa consentito da un unico election day con le politiche del prossimo aprile. Scartato il voto entro il 2012, che non lascerebbe il tempo minimo per la campagna elettorale, che oltretutto dovrebbe svolgersi sotto l’albero di Natale, la prima data utile, secondo il ministro, sarebbe il 27 gennaio, ma anche per essa esiste la controindicazione della coincidenza con la Giornata della Memoria delle vittime della Shoah. Quindi, la successiva domenica 3 febbraio diventerebbe la data più probabile per l’appuntamento con le urne.
L’accorpamento del voto nelle tre Regioni trova d’accordo tutte le forze politiche, sia per il risparmio realizzabile, sia per non lasciare troppo a lungo questi Enti in condizioni di vuoto amministrativo. Anzi, Pier Ferdinando Casini non sarebbe stato contrario «ad anticipare di un po’ le politiche per abbinarle alle consultazioni in Lazio, Lombardia e Molise». Ma quella che non sarebbe apparsa una «questione dirimente» al leader dell’Udc, non trova il favore di Pier Luigi Bersani. Il segretario del Pd ha infatti affermato di «non vedere motivi perché, per le politiche, non si debba andare alla scadenza naturale della legislatura». «Abbiamo spiegato un anno fa - ha soggiunto - la nostra linea: si arriva alla fine della legislatura, si risolvono i guai grossi e poi si torna a votare nei tempi giusti. Da noi non c’è da aspettarsi scherzi». Bersani ha ribadito la sua contrarietà al voto anticipato uscendo ieri da un colloquio al Quirinale col capo dello Stato, dove Casini si era recato 24 ore prima. Lo stesso Giorgio Napolitano, d’altra parte, aveva traguardato un eventuale accorciamento della legislatura al varo della legge di stabilità, alla definizione di una nuova legge elettorale, oltre che all’accordo di un’ampia maggioranza sull’anticipo dell’appuntamento con le urne. Tutte condizioni, queste, che oggi sembrano lontane dal compiersi.
Per quanto riguarda poi la definitiva fissazione delle regionali, restano ancora aperte diverse incognite. Per la Lombardia e il Molise la data non viene decisa dalla giunta regionale, ma dal governo. In entrambi i casi, infatti, non c’è una legge regionale che disciplini le modalità di voto, per cui è necessario il ricorso alla legge nazionale. In Lombardia sarà il prefetto di Milano a indire le elezioni dopo che le dimissioni dei consiglieri, rassegnate nei giorni scorsi, gli saranno comunicate dal presidente del Consiglio regionale. Salterebbero quindi le date che il governatore Formigoni avrebbe inizialmente voluto per andare il più presto a nuove elezioni, a partire da un assai improbabile 16 dicembre. Per il Molise, il problema riguarda l’annullamento delle passate elezioni stabilito dal Consiglio di Stato, ma contro la cui decisione è possibile, entro trenta giorni, il ricorso in Cassazione. Nel Lazio, invece, è la legge regionale a stabilire le modalità delle consultazioni. Il pallino, quindi, è nelle mani della presidente uscente, Renata Polverini, nei cui confronti il governo può solo consigliare la data di svolgimento. In più resta il nodo dei consiglieri che devono passare da 70 a 50, in base al decreto sui tagli alle spese delle Regioni approvato la settimana scorsa. Ma a prevedere il numero di 70 consiglieri è lo Statuto della Regione, e per andare senza rischi di possibili ricorsi a 50 sarebbe necessario che lo stesso Consiglio regionale modificasse lo Statuto.