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Pescara, 19/12/2025
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02/11/2012
Il Centro
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Riordino delle province - Caso Province, l’eretica spacca il Pd. Accusa ai consiglieri regionali: il segretario Paolucci espelle il presidente di Teramo, De Sanctis, dalla segreteria abruzzese |
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PESCARA Il dimezzamento delle Province abruzzesi da quattro a due (L’Aquila-Teramo e Pescara-Chieti), deciso l’altro ieri dal governo Monti, rischia di moduifcare anche la geografia politica della regione. Mentre esponenti del centrodestra, come i sindaci di Chieti, Umberto Di Primio, e di Teramo, Maurizio Brucchi, criticano la posizione assunta della loro stessa maggioranza in consiglio regionale e del goventaore, Gianni Chiodi (il voto a favore dell’azzeramento di tutte le Province abruzzesi), a sinistra la questione-Province sta creando seri problemi al Partito democratico. L’epicentro del piccolo scossone politico è Teramo e vede coinvolti il presidente del Pd di quella città, Ilaria De Sanctis, e il segretario regionale dello stesso partito, Silvio Paolucci. La storia, in breve, è questa. La De Sanctis, che faceva parte anche della segreteria regionale del Pd, esprime delle critiche al comportamento di due consiglieri regionali del partito, Claudio Ruffini (della provincia di Teramo) e il capogruppo Camillo D’Alessandro (teatino) che, a suo parere, non avevano dato battaglia contro la proposta di azzeramento delle Province proposta dal Pdl e passata a maggioranza in consiglio. Qualche giorno dopo, Paloucci le fa sapere, via email, che le critiche si esprimono nel partito e non sui giornali e che, per questo, è fuori dalla segreteria regionale. A questo punto, entra in scena la nuova-vecchia tendenza campaniistica politica abruzzese. Che cosa succede? Una parte consistente del Pd teramano si chiera in difesa della De Sanctis. In una nota, Alberto Melarangelo (segretario unione comunale del Pd), Mirko De Berardinis (segretario del circolo Teramo centro del partito) Maurizio Sciamanna (segretario del circolo Teramo est), Fernando Di Girolamo (segretario del circolo di san Nicolò ) e Giusi Casolani (segretaria del circolo Villa Vomano), si dichiarano «stupiti» ed esprimono totale solidarietà alla De Sanctis. «Pur consapevoli, infatti, della natura fiduciaria dell'organismo riteniamo la scelta del segretario Paolucci, miope e sbagliata anche perché taglia fuori, senza alcuna consultazione interna, l'unica rappresentante della città di Teramo nella segreteria regionale del Pd. Ribadiamo la nostra totale fiducia alla presidente comunale ed auspichiamo che il segretario Paolucci torni su i suoi passi, ricordandogli che il partito è un organismo collettivo e non la semplice espressione di individualismi». Il Centro mette, oggi, a confronto la De Sanctis e Paolucci che, nelle due interviste qui sotto, restano sulle loro posizioni. La prima a difendere la libertà di critica. Il secondo a ricordare il valore della disciplina di partito.
L’ACCUSA DI PAOLUCCI «Critichi nel partito, non sulla stampa»
Qual è l'errore commesso da Ilaria De Sanctis? Non si tratta di errori. Ilaria De Santis fa parte della segreteria regionale, ovvero l'organismo di «governo» del partito. Per otto volte consecutive è rimasta in silenzio mentre gli altri componenti della segreteria e della direzione, arrivati da tutto l'Abruzzo, discutevano sul futuro delle Province. Solo dopo, quando era stata decisa una posizione comune, ha annunciato la sua posizione: ma lo ha fatto alla stampa, non nel partito e per altro più in termini di attacco personale che politico. È stato un gesto a freddo che non ci aspettavamo, e che non mi aspettavo soprattutto io che ho scelto personalmente, come richiede lo statuto, le persone di cui fidarmi di più nell'organo di governo del Pd abruzzese. E' giusto espellere dalla segreteria regionale del Pd una persona per una critica espressa? Non si tratta di critica politica. Ma di un attacco personale, sulla stampa, dopo i silenzi negli organismi. Attacco che ha prestato il fianco a Brucchi, che pure è uscito malconcio come tutta la destra dalla vicenda delle province, e per di più fatto da chi dovrebbe svolgere funzione di responsabilità in più non in meno. Evidentemente si può non essere all’ altezza del compito, tutto qui. Ne si tratta di espulsione. Mi sembra più un vittimismo cercato, da teatrino della politica. E' disposto a chiederle scusa? Ma non c’e' nulla di personale nè scuse da ricevere o offrire. Piuttosto parlerei di rispetto. Partecipare alle riunioni vuol dire partire dalla propria città, macinare chilometri, aspettare il proprio turno per intervenire, lasciare a casa gli affetti, i figli, spesso vuol dire anche chiedere un permesso al lavoro. È a loro, prima che a me, che si deve rispetto. Inoltre si agevola il Pdl di Chiodi, Brucchi e Catarra incapaci di gestire la questione Province. Il partito lo desidero coraggioso, che assume decisioni, scelte e non si chiude in posizioni astratte, demagogiche, difensive. Tutti a criticare le Province ma se si tocca la propria allora scatta un meccanismo di difesa del campanile anacronositico, non più alimentabile dalla spesa pubblica. Non credo che il consenso viaggi ancora su questo modo di fare politica. E' una battaglia sul profilo del Pd. Che va fatta. Ma sia chiaro: per me il discorso è chiuso. Il Pd a Teramo è pieno di intelligenze, passioni, energie, e in questa fase c'è bisogno di tutti.
LA REPLICA DI DE SANCTIS «Macché, tutelo solo le istanze di Teramo»
Qual è l’errore commesso da Ilaria De Sanctis? Esprimere pubblicamente un dissenso su dichiarazioni espresse durante un consiglio regionale (le argomentazioni poste a sostegno della dichiarazione di voto espressa da Camillo D’Alessandro) non mi sembra né un atto grave politicamente né un novità nella dialettica del partito. Tanti sono gli episodi, Ricordo, infatti, ad esempio, che a seguito di una direzione regionale sulle Province, alcuni esponenti hanno rappresentato pubblicamente la loro proposta, nonostante l’accordo interno di non uscire sulla stampa. Siamo dei politici locali, espressione dei territori, non sofisti o costituzionalisti. Abbiamo il dovere di rappresentare le istanze della nostra comunità. La vicenda del governo Monti che, oltre a dover risanare i conti, avvia anche le riforme costituzionali non mi trova d’accordo, così come altri dirigenti ed esponenti locali e nazionali. Sarà dovere nostro con il prossimo governo politico a articolare in maniera più complessiva la questione, senza dividere il Paese. E' giusto essere espulsa dalla segreteria regionale del Pd per una critica espressa? Non credo di dovere essere io a esprimermi a riguardo. Entro nella segreteria come rappresentante della mozione Marino durante l’ultimo congresso del Pd. È ovviamente giusto che il segretario chiami attorno a sé persone di fiducia, ma è altrettanto vero che i partiti politici, e soprattutto il nostro, sono espressione di un collettivo e non configurazioni di individualità intorno alle quali si risolvono tutte le posizioni e le differenze che, invece, è giusto che vengano sempre rappresentate. Ad ogni modo non sono stata convocata per le riunioni della segreteria almeno dal giugno 2011 come nel caso di altri componenti. E' disposta a chiedere scusa a Silvio Paolucci? Non è necessario chiedere scusa anche perché non è la prima volta che la dialettica interna finisce sulla stampa, ma è la prima volta che vengono presi questi provvedimenti. Non sono contenta dei risvolti mediatici negativi che questa vicenda può aver assunto, anche se, soprattutto in questo periodo, la trasparenza in un partito politico non può che fare del bene. Appartenere a una segreteria politica di un partito non è un fatto privato, come esserne estromessa, così come non è privato ciò che succede durante il consiglio regionale.
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