PESCARA Mentre la Regione Molise attende la risposta il 6 novembre, la Regione Abruzzo ricorrerà alla Corte costituzionale contro il decreto del Governo sul riordino delle Province. Il presidente Gianni Chiodi conferma che terrà fede all'impegno assunto con la risoluzione approvata dal Consiglio regionale dello scorso 22 ottobre. "Non abbiamo avanzato alcuna ipotesi di riordino - spiega Chiodi - Siamo pienamente legittimati a presentare ricorso". L'Abruzzo, dunque, si unirà a Lazio, Lombardia, Sardegna e Veneto, che hanno già provveduto, e a Molise, Calabria e Provincia autonoma di Trento, che lo faranno nelle prossime ore. Il presidente della Provincia di Pescara, Guerino Testa, confida anche in altre soluzioni: "Prima che sia detta l'ultima parola sulle Province, è opportuno attendere l'esito di altri ricorsi, come quelli in discussione il 6 novembre prossimo, a seguito dei quali saranno definite una serie di questioni di non poco conto, come le elezioni provinciali di secondo livello previste dal Governo". Nel frattempo, in un clima da resa dei conti, lievitano le recriminazioni delle Province che perdono lo status di capoluogo. "Chiodi e Brucchi hanno scelto di sacrificare Teramo per nascondere le spaccature del centro destra - attacca Manola Di Pasquale, presidente regionale del Pd, scagliandosi contro il presidente della Regione e il sindaco della città - Di cosa si lamentano, visto che pur avendo il controllo politico dell’intero territorio regionale non hanno fatto altro che demagogia, e visto che il Governo Berlusconi, con una maggioranza bulgara, avrebbe potuto facilmente eliminare tutte le province e invece non l'ha fatto?" Di Pasquale entra nel merito, ricordando "che il riordino delle province non è altro che un declassamento dell’ente e una riduzione degli apparati amministrativi dello Stato sui territori periferici". Il presidente del Pd abruzzese si chiede: "L’accorpamento con l’Aquila, significa veramente aver perso il ruolo di capoluogo e gli uffici amministrativi?" Un interrogativo che suona come un grido di battaglia. "La vera partita politica si gioca ora - conclude Di Pasquale - ma non sono certa che la classe dirigente che ci governa sia davvero capace di far valere le ragioni politico-economiche del nostro territorio". Il Pd attacca a testa bassa anche sul fronte teatino. "La nuova Provincia Pescara-Chieti è la risultante delle non scelte del centrodestra alla Regione - rimarca Camillo D'Amico, capogruppo provinciale del Pd di Chieti - Potrebbe essere però l'inizio di una sfida importante, utile ad ammodernare i servizi e a renderli più snelli e diffusi sul territorio". E infine un invito a seppellire l'ascia di guerra: "Basta con i campanili, prevalgano obiettività e altruismo". Rincara la dose il consigliere regionale di Fli, Berardo Rabbuffo: "La non decisione del Pdl non ha tutelato né Chieti né Teramo, per non mortificare nessun territorio l’unica strada percorribile sarebbe stata la mia proposta di realizzare un’unica Provincia, ma si è preferita una scelta pilatesca". Nel dibattito si inserisce anche l'area vestina, che chiede di contare di più. "Con l’accorpamento tra Pescara e Chieti, nell’ottica di una futura riorganizzazione dei servizi pubblici e delle risorse economiche sul territorio - è la richiesta del coordinatore cittadino del Pdl, Antonio Baldacchini - Penne e l’area vestina dovranno avere maggiore considerazione rispetto al passato".