ROMA La spericolata marcia di avvicinamento tra Di Pietro e Grillo spacca l’Idv, scatena la guerra dei grillini in rete, che si dividono sulla sfuriata dell’ex comico genovese contro la partecipazione a Ballarò del consigliere bolognese Federica Salsi, ma preoccupa anche e soprattutto Pier Luigi Bersani. «Penso che quella direzione non sia utile al paese, né come modello democratico né come direzione di marcia per il paese in crisi» spiega il segretario del Pd, che non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi di vedere Tonino al Colle e Grillo a palazzo Chigi ma ricorda che «ognuno va dove lo porta il cuore» e chiede al leader del M5S di abbandonare la strada del populismo. «Pensiamo che sia ora di uscire dall’eccezionalismo, che ci ha già creato un sacco di guai. Prima o poi, quel movimento deve porsi il problema del governo. Adesso si arriva al dunque e voglio vedere quali saranno le proposte per i problemi dell’Italia» taglia corto Bersani. Ma i problemi, per il momento, riguardano soprattutto l’Italia dei Valori. Nel partito tira aria di rottura e Di Pietro parla di «killeraggio politico» e replica alle accuse di Report pubblicando sul suo blog le visure catastali «dalle quali ci si può facilmente rendere conto che i figli non sono affatto proprietari di 15 case ma solo di due appartamentini comprati con i miei risparmi e quelli di mia moglie, che è una qualificata docente universitaria e un’affermata professionista legale». Spiegazioni che non convincono Massimo Donadi, per il quale un’Italia con Grillo a capo del governo e Di Pietro al Quirinale sarebbe come «il Messico di Pancho Villa e Zapata». Il capogruppo dell’Idv alla camera non fa passi indietro. «Di Pietro è come Berlusconi, io con lui ho rotto definitivamente. Per me l’Idv ha un senso soltanto se esiste all’interno del centrosinistra. Se prevarrà la visione delle sirene grilline, testimonierò i valori dell’Idv ma dentro il centrosinistra» spiega Donadi, che non ha mai digerito gli attacchi a Napolitano e che in un futuro non troppo lontano potrebbe essere “costretto” a rifugiarsi sotto il simbolo del Pd. Critiche arrivano anche da Felice Belisario, che punta a «rinnovare» la leadership del partito, ricorda che i partiti personali «terminano» e chiede a Di Pietro di assumere il ruolo di «padre nobile» della nuova creatura. Quella di ieri è stata una giornata difficile anche per Grillo, che sul web ha incassato molti commenti a favore del suo endorsement nei confronti di Di Pietro (sono 3.300 i post che spingono Di Pietro al Quirinale) ma ha anche dovuto fare i conti con chi ha censurato la sua sfuriata «maschilista» nei confronti di Federica Salsi, colpevole di aver partecipato all’ultima puntata di Ballarò. Tra i due, adesso, la rottura è diventata anche politica. «Ma l’avete visto Report? Mi sento tradita. Grillo ha sempre detto che non ci saremmo alleati con i partiti. Se farà qualcosa con Di Pietro , valuterò cosa fare», avverte il consigliere comunale di Bologna. Il dibattito è infuocato e ad attaccare l’ex comico è anche il consigliere comunale di Forlì, Raffaella Pirini: «La proposta di candidare Di Pietro al Quirinale è senza senso».