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Pescara, 19/12/2025
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Data: 07/12/2012
Testata giornalistica: Il Messaggero
Strappo Pdl crisi a un passo. Monti: adesso decide il Colle

I berlusconiani non votano la fiducia. Alfano oggi al Quirinale: leali fino alla legge di Stabilità poi niente più sostegno all’esecutivo

ROMA Ieri mattina al Senato, con l’astensione del Pdl sulla fiducia al decreto Sviluppo, il governo è sembrato sull’orlo della crisi. Il clima - mentre anche alla Camera si replicava lo strappo di palazzo Madama con l’astensione sulla fiducia alla legge sui costi della politica negli enti locali - si è un po’ sdrammatizzato dopo le rassicurazioni dei capigruppo Gasparri e Cicchitto e, soprattutto, con le dichiarazioni di Angelino Alfano, che stamane sale al Quirinale per tranquillizzare Napolitano sull’iter della legge di Stabilità. Infatti, anche in questa occasione è sempre il Colle lo snodo per la soluzione di una «quasi crisi» che ha le sue radici nella decisione di Berlusconi di ridiscendere in campo. Mario Monti, pur occupato in un complicato Consiglio dei ministri, ha tenuto d’occhio per tutta la giornata il Quirinale, in attesa delle «valutazioni del capo dello Stato che - ha detto il premier - hanno grande peso nella formazione del nostro orientamento». Monti ha aggiunto di attendere gli esiti «dell’annunciata visita a Napolitano di Alfano». Il quale, peraltro, ha assicurato che «il Pdl voterà la legge di Stabilità. Noi - ha tenuto a precisare - abbiamo sempre detto che non vogliamo far precipitare il Paese nell’esercizio provvisorio. La legge non è a repentaglio». Solo dopo, per il segretario del Pdl, la maggioranza potrà considerarsi dissolta. Quanto a ieri, dice Alfano, «abbiamo fatto una scelta di responsabilità dando un segnale chiaro al governo, perché siamo fortemente preoccupati per la situazione economica del Paese, che è peggiore di quando Berlusconi ha fatto il suo passo indietro».
Lo strappo del Pdl era sembrato maturare ieri partendo dalle piccate reazioni di numerosi senatori azzurri alle considerazioni poco lusinghiere del ministro Passera sul ritorno del Cavaliere. Ma la reale portata dell’iniziativa destinata a incidere sul perimetro e l’esistenza stessa della maggioranza, prendeva corpo con l’annuncio del capogruppo Gasparri che il Pdl non avrebbe preso parte al voto di fiducia sul dl Sviluppo, ma avrebbe comunque garantito il numero legale necessario a far passare il provvedimento. Una dozzina di senatori azzurri hanno infatti risposto alla chiama per il voto, pur esprimendosi per il no o astenendosi. In tre però hanno disatteso gli ordini di scuderia dando il proprio sì alla fiducia. Si tratta di Beppe Pisanu, ormai considerato un esterno al Pdl, ma considerato capo di una fronda interna di cui fa parte anche il secondo dissidente, Giuseppe Saro, a cui si è aggiunto Paolo Amato. Sì anche dai due ex leghisti, Rosi Mauro e Lorenzo Bodega. Risultato finale del voto: 127 sì, 17 no, 23 astenuti, con la fiducia tributata da un numero di senatori inferiore alla maggioranza assoluta dell’assemblea.
Risultato simile alla Camera, dove la fiducia è stata votata da soli 281 deputati - a fronte di una maggioranza di 316 - 77 sono stati i no e 144 gli astenuti. Era stato il capogruppo Cicchitto a dire che l’astensione del Pdl era motivata «sulla base di una valutazione che va al di là del merito del ddl sui costi della politica, ma che intende marcare la nostra posizione fortemente critica sulla politica economica del governo». Un piccolo gruppo di dissidenti ha anche in questa circostanza incrinato la compattezza del gruppo azzurro: i deputati Cazzola, Mantovano, Malgieri e Carla Castellano hanno votato sì e a questi si è aggiunto l’apertamente montiano ex ministro degli Esteri, Franco Frattini.

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