Oggi premier al Quirinale, intanto ironizza: «Il Re Sole si è allontanato» Napolitano: confido in un percorso corretto. Bersani: destra irresponsabile
ROMA «Consideriamo conclusa l’esperienza del governo Monti ma non vogliamo mandare il paese a scatafascio». Angelino Alfano scarica il Professore, anche se dice «voteremo la Legge di Stabilità». La crisi è ormai nei fatti e la data più probabile per il voto è quella del 10 marzo. Giorno in cui potrebbe esserci un election day in forma ridotta: voto per il Parlamento e le regionali in Lombardia e Molise (nel Lazio si voterà il 3 e il 4 febbraio). E’ questo il risultato di una giornata che segna il definitivo addio del Pdl al governo dei tecnici e fa sbottare Pier Luigi Bersani, che definisce «irresponsabili» i parlamentari del centrodestra e assicura che il Pd non si farà carico della «propaganda» berlusconiana. E oggi pomeriggio Napolitano riceve Monti al Quirinale. Il Quirinale. Le fibrillazioni che dopo il ritorno del Cavaliere attraversano il Pdl preoccupano Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica vuole garantire una «ordinata conclusione della legislatura» e auspica che risulti possibile «un percorso costruttivo e corretto sul piano istituzionale» ma quando in mattinata riceve Alfano, si sente dire che il Pdl garantirà solo l’approvazione della legge di stabilità e «valuterà» gli altri provvedimenti. Un po’ poco per Mario Monti, che non intende fare il premier “dimezzato” e in serata, prima di fare il suo ingresso nel palco presidenziale della Scala, commenta il no di Berlusconi al governo dei tecnici con una battuta. «Il Re Sole si è un po’ allontanato da me...», chiosa il premier. Al Quirinale, invece, Napolitano non ha nessuna voglia di scherzare e dopo aver ricevuto i presidenti di Camera e Senato, che hanno detto sì all’ipotesi di votare a marzo, convoca al Colle Bersani e Casini. Ed anche con loro si discute del calendario elettorale. La data del 10 marzo va bene al segretario del Pd, che conferma lealtà al governo fino all’ultimo ma non intende lasciare mano libera al Pdl per fare campagna elettorale contro i provvedimenti dell’esecutivo. Si voterà a marzo con un mini election day come chiedeva il Cavaliere? Il comunicato del Quirinale non offre una risposta certa ma Giorgio Napolitano fa sapere che darà «puntuale ragguaglio al presidente del consiglio per discuterne con lui tutte le impilcazioni». In serata la conferma: appuntamento oggi pomeriggio. Per aprire le urne a marzo, le camere potrebbero essere sciolte agli inizi di gennaio. Il Pdl farà guerriglia parlamentare? Difficile fornire una risposta. Anche perché siamo in piena campagna elettorale e la prova si è avuta ieri alla Camera. Lo scontro alla Camera. Il decreto sui costi della politica (sul quale il governo ha incassato la fiducia) passa con 268 sì, un voto contrario e 153 astenuti. Ad astenersi sono i deputati del Pdl anche se 10 di loro, guidati da Franco Frattini e Giuliano Cazzola, danno un dispiacere al Cavaliere e votano a favore.La tensione sale alle stelle durante le dichiarazioni di voto. Ad aprire le danze è Pier Ferdinando Casini: «Il governo Monti deve evitare il logoramento e non fare da parafulmine ai giochi irresponsabili del Pdl. Non si deve rassegnare a tirare a campare». Pier Luigi Bersani è ancora più netto. «Ci avete raccontato per anni che la crisi era psicologica. Siete stati degli irresponsabili», attacca il segretario del Pd, che aggiunge. «L’Imu non è la tassa Monti, è la tassa Berlusconi-Tremonti». E ancora: «Noi saremo leali con Monti ma non ingenui. Sosterremo il governo fino all’ultimo ma non ci faremo carico della vostra propaganda» dice Bersani, guardando i banchi del Pdl. La risposta di Alfano arriva poco dopo. Ed è un de profundis per il Professore: «Questo governo nacque perché le cose andassero meglio. Dopo 13 mesi le cose vanno peggio. Il debito pubblico è peggiorato, non abbiamo visto una strategia di sviluppo e i consumi sono in picchiata». Errori che Alfano attribuisce al Pd, soprattutto per ciò che riguarda la riforma del lavoro: «Il Pd si è piegato ai diktat della Cgil, che ha subìto a sua volta i diktat della Fiom. Ma noi vogliamo evitare un governo a trazione economica della Cgil...».