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Pescara, 19/12/2025
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Data: 08/12/2012
Testata giornalistica: Il Messaggero
Costi della politica. Ridotti stipendi e poltrone. Incandidabili i sindaci che causano il dissesto finanziario: dovranno anche pagare fino a venti volte la retribuzione

Approvato dalla Camera il decreto sugli enti locali
Fondi tagliati alle Regioni che non si vogliono adeguare

LE MISURE
ROMA Con il voto sull’intero provvedimento, dopo quello di fiducia, la Camera dei Deputati ha approvato definitivamente il decreto sui costi della politica. Non ci sono modifiche rispetto al testo emerso dal Senato: si conferma quindi un impianto che ha l’obiettivo di intervenire sugli apparati degli enti locali, tema diventato particolarmente sensibile dopo gli scandali che hanno travolto in particolare alcuni Consigli regionali. Non tutte le misure introdotte sono draconiane, ma certo la nuova normativa introduce vincoli che finora mancavano e dovrebbe quindi quanto meno rendere molto più difficili comportamenti come quelli emersi dalle cronache alla fine dell’estate.
Durante l’esame a Palazzo madama sono state aggiunte alcune novità a favore degli enti locali, come la possibilità per i Comuni con meno di 20 mila abitanti di accedere al fondo di salvataggio.
Uno dei piatti forti è dunque il taglio degli stipendi di consiglieri e assessori regionali. Come riferimento sono stati presi gli emolumenti della Regione più virtuosa. I presidenti di Regione non potranno guadagnare più di 13.800 euro lordi al mese, mentre per i Consiglieri il tetto è fissato a 11.100. Ci sarà una riduzione anche per l’assegno di fine mandato; vengono poi cancellati i vitalizi mentre le pensioni saranno calcolate con il metodo contributivo. Inoltre viene meno la possibilità, ampiamente praticata finora ad esempio nella Regione Lazio, di cumulare diverse indennità. Sui rimborsi elettorali la novità consiste nell’interruzione della loro erogazione nel caso di scioglimento anticipato del Coniglio regionale.
Il taglio non riguarda però solo i compensi: verrà ridotto il numero dei Consiglieri regionali, sulla base di quanto già previsto con la manovra dell’agosto 2011. E non sarà più possibile formare gruppi formati da un solo consigliere, che fino ad oggi hanno goduto dei finanziamenti e delle strutture come quelli più numerosi. I quali, a loro volta, si vedranno dimezzare l’entità del finanziamento.
NIENTE SOLDI A CHI NON TAGLIA
Alcune di queste norme erano già state previste o ipotizzate in passato, ma non si erano mai concretizzate per la resistenza degli enti interessati, che si sono anche fatti scudo del proprio status costituzionale. Stavolta è previsto però un deterrente piuttosto forte: le Regioni che non si adegueranno si vedranno tagliare una quota dell’80 per cento dei trasferimenti statali, con l’eccezione di quelli destinati alla sanità e al trasporto pubblico locale. Accanto alle decurtazioni, è stata inserita una spinta alla trasparenza: ad esempio con l’obbligo di pubblicare sul sito Internet della Regione i dati relativi ai patrimoni di consiglieri e assessori; uguale pubblicità sarà data ai contributi ricevuti dai gruppi consiliari.
C’è poi una parte del provvedimento dedicata anche ai Comuni: per i sindaci che hanno provocato, con dolo o colpa grave, il dissesto finanziario dell’ente che amministrano, scatterà una sanzione politica, l’incandidabilità per 10 anni, ed una pecuniaria, da un minimo di 5 ad un massimo di 20 volte la retribuzione.

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