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Pescara, 19/12/2025
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Data: 09/12/2012
Testata giornalistica: Il Centro
Riordino delle Province - Un nuovo emendamento per Chieti capoluogo

Accordo in commissione Affari costituzionali tra i capigruppo Pd e Pdl ma la crisi del governo Monti fa prevedere un slittamento del decreto legge 188

CHIETI La commissione agli Affari costituzionali del Senato potrebbe salvare Chieti capoluogo. L’esame degli emendamenti proposti al decreto legge 188 è ancora in corso e secondo le previsioni non si arriverà al voto prima del tardo pomeriggio di domani. Ma è certo che entrambi i relatori, Enzo Bianco (Pd) e Filippo Saltamartini (Pdl), ne hanno presentato uno in cui si prevede che, nel caso di accorpamento delle province, conserverebbe lo status di capoluogo quella più popolosa, «salvo diverso accordo». Non più, dunque, la città con il maggior numero di abitanti. E anche in caso di fusione con Pescara, Chieti resterebbe il capoluogo di provincia. Giovanni Legnini, senatore teatino del Pd, è soddisfatto di questo risultato. «Sostengo questa tesi da luglio», spiega, «è giusto che vengano rispettate le province che hanno i requisiti di sopravvivenza». Legnini ha presentato tre emendamenti, uno dei quali riguarda proprio l’assegnazione del capoluogo alla provincia più popolosa. Gli altri prevedono la costituzione di tre province abruzzesi (Chieti, Pescara-Teramo e L’Aquila) e la conservazione, in caso di accorpamento, di due capoluoghi, uno con gli uffici dell’ente provincia e uno con gli uffici periferici dello Stato. Se i lavori della commissione finiranno in tempo, la questione dovrebbe essere discussa in Senato nella seduta di martedì pomeriggio. Ma il clima politico nazionale non lascia presagire lunga vita per il decreto legge sul riordino delle province. Tanto più che il Pdl proporrà in aula la pregiudiziale di incostituzionalità: in caso di approvazione, il provvedimento dovrebbe essere riscritto da capo. Intanto, in città, è tempesta per un emendamento presentato dal senatore teatino del Pdl Fabrizio Di Stefano e dal laziale Claudio Fazzone, che recita «al comma 1, lettera a) sostituire le parole “Provincia di Chieti-Pescara” con le seguenti: “Provincia di Pescara”». Di Stefano tenta di tranquillizzare i cittadini infuriati spiegando che questi emendamenti «sono decaduti ed è già stato presentato un maxi emendamento sostitutivo. Ma in ogni caso il 2.37 era collegato a un altro emendamento volto a creare tre province abruzzesi». E assicura che entromezzogiorno di domani presenterà una serie di sub emendamenti a quelli dei relatori in commissione. «Il primo propone l’istituzione di tre province, ovvero Chieti, L’Aquila e Pescara-Teramo», dice, «il secondo stabilisce che in caso di accorpamento diventi capoluogo la provincia che ne detiene i requisiti; il terzo che sia la popolazione interessata a decidere attraverso un referendum confermativo eventuali modifiche della provincia; il quarto subordina il riordino all’approvazione di almeno due terzi dei Consigli comunali interessati». In più ce ne sono altri che prevedono di prolungare di un anno la validità degli organi collegiali, che quindi resterebbero operativi fino al 2014. Per il momento, però, non c’è alcuna certezza che la discussione sul decreto legge 188 possa andare avanti. Il provvedimento non piace al Parlamento e il governo Monti è sempre più in bilico dopo che pochi giorni fa il Popolo della libertà, sia alla Camera che in Senato, si è astenuto su due voti di fiducia.

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