Il Professore sta valutando un suo impegno diretto in campagna elettorale. Ma sullo sfondo si staglia il Quirinale
ROMA Adesso Monti confida di sentirsi libero e la sua ombra si allunga sulla insolita campagna elettorale che inizia con le festività natalizie. Il Professore, confermano tutti quelli che l’hanno visto in queste ultime ore convulse, è particolarmente irritato con Berlusconi. Non perché gli ha tolto la fiducia (ha solo anticipato di poco la fine del governo), ma per le accuse di aver affossato l’Italia con tasse e crisi economica. «Sa, presidente, io faccio un grande sforzo a tenere sotto controllo la mia suscettibilità», avrebbe confessato a Napolitano sabato sera. Monti insomma vuole “vendicarsi” e pensa seriamente a scendere in pista per le elezioni anticipate. L’arco del suo impegno è netto: dall’Udc al Pd, cioè i partiti leali con il suo governo. Tutti i poteri che contano si stanno muovendo per dare a Monti il ruolo chiave di anti-Berlusconi, di vero padre di un Paese che vuole avere credito all’estero. Radio Vaticana e l’Avvenire lo coprono di elogi. La stampa internazionale lo difende come ultima speranza. Bruxelles e il parlamento europeo lo percepiscono come un baluardo. E sulla scena politica italia, all’improvviso, le diverse anime del centro convergono a tutta forza su di lui. Casini è pronto in prima linea ad accogliere i berluscones urlanti: «Bisogna che agli italiani si spieghino bene le cose e cioè che l’Imu, tassa fortissima ed elevatissima che metterà in ginocchio tante famiglie, è responsabilità di Berlusconi che ha tolto l’Ici e a haperto una voragine nelle casse dello Stato». Rocco Buttiglione, presidente dell’Udc, lancia un appello a Luca Montezemolo: «Dobbiamo metterci insieme nel nome di Monti». E unire tutti quelli che vogliono salvare l’Italia, cominciando dal Pd. Vendola? «E’ un problema, ma quando sento Berlusconi mi accorgo che è più antieuropeo e più fuori della realtà di Vendola». Gianfranco Fini confessa poi di lavorare per uno schieramento che abbia la «benedizione» di Monti. Tutto insomma confluisce sul Professore, anche se i termini del suo ingaggio politico sono tutti da definire. Monti potrebbe guidare una lista di salvezza nazionale che abbracci tutto il centro (Fini, Casini, Montezemolo, trasnfughi del Pdl) e si allei con il Pd dopo le elezioni. Ma, visto che la legge elettorale rimane quella, può anche firmare l’alleanza con Bersani prima del voto. Così andrebbero alle urne collegati (come Pdl e Lega o Pd e Idv nel 2008) con ampie possibilità di arrivare primi e avere una solida maggioranza in Parlamento. Ma ci sono in gioco anche le ambizioni politiche. Bersani punta a fare il premier. Casini non vuole certo fare il comprimario. E c’è in ballo la poltronissima del Quirinale. Napolitano si dimetterà subito dopo le elezioni e si aprirà la grande partita. Tutto naturalmente dipende da quale maggioranza uscirà dalle urne. Ma essendo molto probabile che sarà di centrosinistra, si porrà il dilemma di scegliere il padre nobile tra i vincitori. Monti sarebbe il candidato naturale, anche e soprattutto per dare stabilità a un’immagine rassicurante del nostro Paese sulla scena internazionale. E’ vero che non governerebbe, ma il suo ruolo di controllore dell’attività di governo sarebbe decisiva. E Bersani potrebbe insediarsi a palazzo Chigi.