Casini: i mercati non si fidano di un’Italia governata dai populismi. Oggi Montezemolo con Olivero a Reggio Emilia per dare subito il via
ROMA Pier Luigi Bersani pressa in un senso, per il non coinvolgimento di Monti nella contesa elettorale, e quelli dell’area dei moderati che sta coagulando il proprio progetto pressano il Professore in un altro senso: quello della non eccessiva insistenza e insieme della voglia forte di averlo al proprio fianco. «Credo che Monti scioglierà la sua riserva tra qualche giorno o al massimo tra qualche settimana», svela Andrea Olivero, presidente delle Acli e pezzo fondante di questa galassia. Forse il professore si materializzerà il 20 dicembre alla convention dei moderati, se per quella data sarà già stata votata la legge di stabilità e lui si sarà dimesso da palazzo Chigi? Oppure si limiterà a mandare un video-messaggio (ma non sarebbe nel suo stile) o più probabilmente un discorso di saluto e in questo caso non sarebbe difficile cogliere il significato politico del gesto? Queste sono ipotesi messe in giro dal sito Dagospia, ma gli organizzatori smentiscono dicendo: «Non mettiamo in imbarazzo il Professore».
Olivero comunque osserva: «Monti è determinatissimo, sennò non avrebbe fatto quello che ha fatto negli ultimi giorni». Determinati sono anche i soggetti, dall’Udc a Fli, alla rete montezemoliana, al mondo cattolico, a settori imprenditoriali (è di ieri l’endorsement pro-Professore di 200 imprenditori per lo più giovani che gli chiedono di «restare in campo»), che stanno ragionando sui nomi e sugli schemi per arrivare a una lista civica comune o a più liste federate capaci di rivaleggiare con la sinistra di Bersani e con la destra berlusconiana. Sulla base di una proposta che parte da questo tipo di considerazioni, espresse ieri da Pier Ferdinando Casini: «I mercati non sono entità astratte ma investitori in carne e ossa e non hanno fiducia in un’Italia governata dai populismi».
Lo spazio per questo polo dei moderati secondo i sondaggi di Renato Mannheimer è tra il 15 e il 20 per cento. L’istituto Piepoli parla di una forbice tra il 12 e il 15 per cento. «Il che significa», spiega Roberto Rao, dell’Udc, «avere una forza parlamentare, l’unica che può garantire la continuità della politica di Monti e che non si facciano passi indietro rispetto a tutte le riforme fatte».
Già dalla kermesse del 20 dicembre (si sta pensando di farla in una sala nei paraggi di piazza di Spagna) si saprà qualcosa di più sulla road map che deve avere naturalmente tempi strettissimi. Con il voto a metà febbraio, entro il 4 gennaio devono esserci nomi, simboli e candidature della lista o delle liste. «Noi il 20 tiriamo su la rete - ragiona un esponente centrista - e chi c’è c’è. Montezemolo non vuole? Faccia la sua lista e ci coalizziamo». Bando ai personalismi, insomma, perchè il tempo è poco e l’occasione di rappresentare un’attrattiva per gli elettori delusi del Pdl, tra i quali parte dell’elettorato cattolico, non vuole essere sprecata. Le riunioni si susseguono, oggi una convention a Reggio Emilia con Olivero e Montezemolo, e il discorso che già coinvolge il gruppo degli ex deputati berlusconiani guidati da Isabella Bertolini è rivolto in prospettiva alle colombe del Pdl e esponenti come Franco Frattini, affezionati al popolarismo europeo. In attesa di Monti, si procede così.