PESCARA Alta tensione all'interno del Pdl abruzzese. L'affondo dei consiglieri regionali Lorenzo Sospiri e Federica Chiavaroli, contro i colleghi di partito che in Senato hanno presentato una serie di emendamenti al decreto sul riordino delle Province, sembra preludere a un regolamento di conti tra le varie anime del Pdl e a probabili riposizionamenti nell'ambito del centrodestra abruzzese. Il senatore Fabrizio Di Stefano, uno dei principali bersagli del j'accuse di Sospiri e Chiavaroli, per il momento preferisce non commentare. «Mi dispiace - risponde laconico - ma non intendo intervenire su questo argomento». La polemica è montata dopo che proprio Di Stefano, alcuni giorni fa, ha presentato un emendamento in Senato che mira al mantenimento di Chieti capoluogo di provincia. Una misura che in primo luogo punta a recuperare la vecchia ipotesi relativa all'istituzione di tre province (L'Aquila, Chieti e Pescara-Teramo) e in subordine, nel caso in cui non risultasse possibile scongiurare l'accorpamento tra Pescara e Chieti, ad assegnare lo status di capoluogo alla provincia che risulta già in linea con i requisiti relativi alla densità della popolazione e all'estensione territoriale, ovvero Chieti. L'iniziativa di Di Stefano, sostenuta da altri senatori della regione, ha suscitato l'ira dei due consiglieri regionali appartenenti al Pdl pescarese, spingendoli a prendere carta e penna, e a inviare una lettera di protesta ai vertici nazionali del partito. Nella missiva indirizzata ad Alfano, Quagliarello e Gasparri, si parla di «comportamenti campanilistici messi in atto da alcuni senatori, che intendono stravolgere i principi di riordino delle province in sede di conversione del decreto in Senato». Dopo aver evidenziato le ragioni al centro delle contestazioni, Sospiri e Chiavaroli passano a minacciare clamorose decisioni. «E inaccettabile che il nostro partito consenta ad alcuni senatori di difendere i propri campanili - scrivono i consiglieri di centrodestra -. Qualora il nostro partito, nel quale nonostante le difficoltà ancora crediamo e per il quale continuiamo a lavorare, dovesse consentire che ciò accada, ci dimetteremo immediatamente dai nostri incarichi e ci adopereremo affinché, con i nostri voti, il nostro territorio sia diversamente rappresentato alle prossime elezioni politiche». Parole pesanti, che lasciano emergere allusioni alle frizioni interne e che rendono esplicita l'ipotesi, per il momento ancora soltanto teorica, di un cambio di casacca. Per quanto la partita sul riordino delle province rappresenti un tema di grande interesse pubblico, la rottura su un argomento del genere, che già in passato ha diviso territorialmente sia il centrodestra che il centrosinistra abruzzese, appare decisamente sproporzionata. Ecco allora acquistare consistenza l'ipotesi che la sortita di Sospiri e Chiavaroli non sia altro che una delle tante scosse di assestamento destinate a colpire il composito universo del Pdl, in Abruzzo come nel resto del Paese. Desta sospetto la tempistica, anche perché nei mesi scorsi, sulle stesse questioni, si sono verificati momenti di tensione ben più aspri, senza particolari sommovimenti all'interno del partito. Ma colpisce soprattutto la circostanza che la minaccia di abbandonare il Pdl arrivi a pochi giorni dall'annuncio della ridiscesa in campo dell'ex premier Silvio Berlusconi. Non è un mistero che a livello nazionale il partito sia pervaso da un fuoco incrociato, fatto di contrasti, recriminazioni e risentimenti. L'ex ministro Giorgia Meloni, più battagliera che mai, sembra determinata a traghettare una folta pattuglia di ex-An fuori dal Pdl e tanto Lorenzo Sospiri, con una lunga militanza nel partito che fu di Fini, quanto l'ex presidente dei Giovani industriali di Pescara, Federica Chiavaroli, potrebbero essere interessati al progetto.