Di questo Parlamento, che non è riuscito a portare a casa una sola riforma, a cominciare da quella elettorale». Di Giuseppantonio si era battuto per l'istituzione di tre Province: Chieti, che avrebbe mantenuto così lo status di capoluogo, L'Aquila e Pescara-Teramo, ma tutto era stato vanificato da un doppio pasticcio: dopo la deliberazione del Cal (il Consiglio delle autonomie locali) pro-accorpamenti di Chieti-Pescara e L'Aquila-Teramo, il Consiglio regionale aveva deliberato provocatoriamente l'azzeramento di tutte le Province, sapendo di avventurarsi sul terreno dell’incostituzionalità. Alla fine il decreto del Governo aveva recepito la proposta del Cal su un Abruzzo a due Province. Di Giuseppantonio è amaro: «Le scelte di Cal e Regione avrebbero mandato in fumo quattromila posti di lavoro tra uffici di Questure e Prefetture. Ma, ora, questo ingorgo parlamentare non fa che complicare le cose».
Tra l'altro andando a coincidere con un altro pasticcio che il presidente dell'Upa spera di risolvere nell'incontro urgente convocato per oggi con gli assessori regionali a Protezione civile e Lavoro: «Sì, si è creata un'altra incredibile coincidenza con la Regione. Dal 1. gennaio la legge sul controllo nelle zone sismiche prevede che gli uffici del Genio civile si occupino delle verifiche sulla staticità degli edifici. Ma non ci mandano gli ingegneri, quindi saremo costretti a restituire la delega. Idem per i Centri per l'impiego, senza più i fondi garantiti dal Por». E allora che soddisfazione c'è nel vedere ancora sventolare il vessillo della Provincia se sei a capo di una scatola vuota? Quella di Chieti per ora salva lo status di capoluogo, così come quella di Teramo presieduta da Valter Catarra, che poche settimane fa aveva lanciato un altro grido d'allarme dalla terra del governatore Gianni Chiodi: è vicino il dissesto finanziario e con gli oltre 7 milioni di euro di tagli apportati dal Governo nel 2012, non ci sono neanche i soldi per tappare le buche sulle strade. Viva le quattro Province, ma si salvi chi può.