C’è una montagna di carte dalla quale gli investigatori della polstrada contano di avere ulteriori conferme alle accuse contro le 14 persone colpite da misure cautelari per lo scandalo dei taxi. Ma anche spunti per allargare il raggio dell’inchiesta pescarese, solo la costola più matura di un’operazione che coinvolge circa trecento persone in tutto Abruzzo e soprattutto 31 amministratori ed ex amministratori dei Comuni coinvolti, funzionari e comandanti dei corpi di polizia municipale. Sono almeno quattro le procure al lavoro.
Di più diranno, forse, il sindaco di Turrivalignani Roberto Di Cecco, finito ai domiciliari con le accuse di associazione per delinquere e corruzione, e gli altri arrestati Fabio Falasca, 44 anni, titolare della cooperativa di autonoleggio Blu car, Sebastiano Di Maria, 41 anni, della Abruzzo noleggi, Agostino Forte, 44 anni, della Blu car service, Marco Rulli, 47 anni, della Shuttle express, Giancarlo Di Girolamo, 42 anni, autista. Sono, secondo l’ipotesi accusatoria della procura di Pescara, i componenti della cupola delle false licenze per Noleggio con conducente: saranno tutti interrogati all’inizio della prossima settimana dal Gip Maria Michela Di Fine, che ha firmato i provvedimenti cautelari, e dal Pm Barbara Del Bono, titolare dell’inchiesta.
Entro pochissimi giorni, dunque, gli inVestigatori guidati dalla vice questore Silvia Conti, comandante provinciale della polstrada, dovranno terminare l’esame delle carte sequestrate in particolar modo nel Comune di Turrivalignani e in casa del sindaco Di Cecco, che nella vita fa il vigile urbano. L’inchiesta ruota intorno al rilancio di false licenze per Ncc, poi utilizzate dai titolari per svolgere di fatto servizio taxi nella ricca piazza di Roma. Atti che, secondo l’accusa, sarebbero stati pagati da 2 a 10 mila euro, probabilmente da dividere tra sindaco e intermediari. Diverse intercettazioni telefoniche, comprese alcune nelle quali dei conducenti preparano una spedizione punitiva contro De Cecco, confortano le ipotesi accusatorie. I nuovi atti all’esame degli investigatori potrebbero allargare il quadro degli indagati e le ipotesi di accusa.