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Pescara, 19/12/2025
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Data: 15/12/2012
Testata giornalistica: AbruzzoQuotidiano
Trasporto pubblico: autisti in strada contro il "poltronificio d'Abruzzo"

E' andata in scena per più di due ore a Chieti la protesta dei lavoratori Arpa, Gtm e Sangritana. Si chiedono meno poltrone è più servizi per i cittadini

Autisti in strada contro quello che è stato soprannominato il 'poltronificio d'Abruzzo'. Perché mentre si tagliano i servizi, aumentano i costi per l'utenza e peggiorano le condizioni dei dipendenti, ai piani alti si svolgono Consigli d'Amministrazione da centinaia di migliaia di euro.

Così circa settanta tra autisti di Arpa, Gtm e Sangritana ieri mattina sono scesi in strada, accompagnati dalle sigle sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Faisa Cisal, Uiltrasporti e Ugl Trasporti, per far sentire la propria voce davanti alla sede regionale dell'Arpa, in via Herio.

Fondamentalmente tre le richieste del sit-in, elencate dal segretario della Fit Cisl Abruzzo, Alessandro Di Naccio: "Eliminazione dei costi politici, società unica e bacino unico di utenza".

La data della protesta coincide con la nomina del quinto consigliere d'amministrazione Arpa. Spiegano Franco Rolandi e Michele Giuliani, segretari rispettivamente di Filt Cgil e Ugl Trasporti: "Questo pomeriggio il presidente della Regione Gianni Chiodi presiederà l'assemblea di azionisti. Un'altra chiara nomina politica. Questa volta il prescelto dovrebbe arrivare da Pescara".

Al presidente della regione i sindacalisti consegneranno un documento nel quale si annuncia lo sciopero regionale in programma il prossimo 11 gennaio, quando il trasporto su gomma pubblico e privato si fermerà per quattro ore. "Sarà il primo sciopero regionale dovuto alla mancata attuazione del processo di riordino - specifica Rolandi - ed è una risposta molto forte che vogliamo dare alla Regione, la quale ha disatteso ogni impegno in nome della politicizzazione".

Per i sindacati la creazione di un bacino unico regionale è fondamentale per avere una giusta ripartizione delle risorse anche laddove la domanda è più debole, come nelle comunità montane, dove verrebbe altresì scongiurato il rischio di soppressione dei servizi di trasporto.

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