Trasporti meno efficienti comportano danni per l’economia
PESCARA L’ultimo schiaffo è la decisione di Ntv, la società dei treni Italo, il competitor di Trenitalia per l’alta velocità, di portare le sue luccicanti e ultramoderne vetture (non si dice più convogli, adesso si dice vetture, fa più fine) ad Ancona. Considerando che Bari e la sua utenza ferroviaria puntano su Napoli e il Tirreno per sfruttarne i servizi di alta velocità, guarda un po’ chi manca sulla mappa dei collegamenti su binario dell’Adriatico? L’Abruzzo, preciso preciso.
L’Abruzzo che Trenitalia ha cancellato di fatto dai suoi servizi migliori sulla linea adriatica, riducendo le fermate a Pescara e confinandole in orari poco appetiti, l’Abruzzo cui Trenitalia lascia una linea per Roma che è poco più di un tratturo cedendo in tal modo tutti i collegamenti con la capitale ai bus che puntualmente finiscono strozzati nell’imbuto del traffico del casello Roma Est, l’Abruzzo che ha una sua azienda ferroviaria, la Sangritana, sottoutilizzata.
Che, poi, non si tratta solo dei collegamenti ferroviari. E’ tutto il sistema dei trasporti, delle infrastrutture che dovrebbero agevolare i collegamenti, a fare acqua.
Acqua, già. Dunque navi, traghetti, porti. I traghetti interadriatici tra Pescara e la Croazia, tra Ortona e la Grecia, sono ricordi inzuppati nella malinconia. A Igoumenitsa, porto dell’Epiro greco lievitato da approdo rupestre a scalo internazionale, ci sono ancora agenzie che reclamizzano collegamenti con Ortona. Figurarsi. Che fine hanno fatto i progetti sul porto frentano? Giacciono nei cassetti di dirigenti e funzionari della Regione, dove non osa alcun politico.
Aeroporto. Non va neanche male, ma chi lo gestisce convive con la perenne paura dei tagli agli scali minori del Centro Italia, e con l’angoscia di non strappare, a fine anno, il contributo della Regione che salva il bilancio e trattiene Ryanair che porta aerei e passeggeri dall’Europa fin sulla pista di Sambuceto.
Autostrade. Sull’A14 stanno realizzando la terza corsia. Ma solo in Romagna e Marche, tutto si ferma molto prima della linea del Tronto. All’Abruzzo nessuno pensa, nessuno neanche ipotizza le tre corsie per il tratto che ne attraversa il territorio. E l’A24-A25? Carreggiata stretta, pedaggi alti, l’incredibile assenza di una stazione di servizio per cento chilometri tondi, tra Chieti e Avezzano. Pare che in Groenlandia godano di aree di servizio più frequenti.
CLASSE DIRIGENTE
L’Abruzzo è isolato, ignorato, dimenticato. E’ grave. Se le altre regioni hanno infrastrutture e collegamenti migliori, se hanno trasporti più efficienti la loro economia corre meglio, lo sviluppo è più sostenuto, la ripresa è più rapida. Il problema è sempre nel manico, insomma nella classe dirigente, e non solo in quella fornita dalla politica, latitante nelle maggioranze e nelle opposizioni che si sono susseguite, ma anche in quella fornita dall’imprenditoria. Guardate quali e quanti imprenditori vantano le Marche. Gente di livello internazionale. Da noi no, da noi il lamento vince sempre sulla proposta, sull’iniziativa. La politica fa il resto, amplifica il lamento, lo eleva a idea. Intanto Italo si ferma ad Ancona, la terza corsia dell’A14 si ferma sul Tronto, i traghetti si fermano a Bari e Ancona. E l’Abruzzo si ferma. E basta. E gli altri non si sono neanche accorti che, prima, era in movimento.