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Pescara, 19/12/2025
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Data: 15/12/2012
Testata giornalistica: Il Centro
Milano, sperperi in Regione: 40 indagati. Pdl e Carroccio nel mirino della Finanza. Dall’iPhone di Nicole al lecca lecca della Lega

Formigoni minimizza: «Da noi Batman non c’è». Nei guai Minetti e Bossi Jr

MILANO L’ennesimo terremoto giudiziario scuote il Pirellone, quando in vista ormai ci sono le elezioni regionali, dopo lo scioglimento del consiglio spazzato via da una serie di inchieste per corruzione e dall’arresto per voto di scambio con la ’ndrangheta di un assessore. Stavolta, però, in un colpo solo sono finiti nel registro degli indagati una quarantina di consiglieri lombardi - tra attuali (anche se dimissionari) ed ex - e tra loro anche Nicole Minetti e Renzo Bossi. Tutti accusati di peculato in un’inchiesta che, sulla scia del caso Fiorito e di altre indagini aperte da nord a sud, avrebbe accertato spese «folli» coi soldi pubblici e una sorta di gestione privatistica dei rimborsi regionali da parte dei gruppi di Pdl e Lega. Prova ad assicurare che non si tratta di un nuovo caso Lazio, con una battuta, il presidente della Regione, Roberto Formigoni. «Batman - ha detto - non c’è in Lombardia». Rifererendosi proprio a Fiorito, ex capogruppo del Pdl del Lazio arrestato per peculato lo scorso ottobre. Il nucleo di polizia tributaria della Gdf milanese ha notificato ieri 22 inviti a comparire per altrettanti consiglieri regionali (11 del Pdl e 11 del Carroccio), contestando in totale circa 2 milioni di euro di spese sospette. Si va da cene in ristoranti di lusso che hanno superato a volte anche i mille euro, agli scontrini per caffè e brioche giustificati come spese istituzionali, fino all’acquisto di salumi, carne, pane, caramelle, ma anche computer, gratta e vinci e «munizioni» per la caccia, oltre a oggetti senza dubbio curiosi (una «clessidra» e fuochi d’artificio). Nei prossimi giorni i finanzieri dovrebbero notificare anche un’altra ventina di informazioni di garanzia, andando quindi a coprire quasi l’intera maggioranza Pdl-Lega in consiglio. E poi l’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Antonio D’Alessio, potrebbe anche allargarsi ancora nei numeri. Sempre ieri, infatti, la Gdf ha acquisito documenti su tutti gli altri gruppi consiliari (Pd, Idv, Sel, Udc, Gruppo misto, Pensionati) ma anche della giunta e della presidenza della Regione per verificare le spese. Negli inviti a comparire si contesta ad ognuno dei 22 consiglieri di essersi appropriato di soldi di cui aveva la «disponibilità» in base a una legge regionale sui rimborsi per i costi della politica usati per spese «estranee» all’attività istituzionale. Tra gli indagati anche il capogruppo del Pdl, Paolo Valentini, e quello del Carroccio, Stefano Galli. Al primo i pm contestano sperperi sospetti per oltre 118mila euro, tra il 2008 e il 2012 (ma la cifra potrebbe anche arrivare a sfiorare i 190mila euro): negli atti tante cene per Valentini e anche una da «1560 euro» per «26 coperti». Nicole Minetti, come gli altri, ha ricevuto assieme all’invito a comparire un lungo elenco di uscite che le vengono imputate, per un totale di circa 27mila euro in 3 anni. Tra queste anche 16 euro (sempre soldi pubblici) per comprare il libro «Mignottocrazia» di Paolo Guzzanti. Renzo Bossi, invece, che risulta indagato anche se non ha al momento ricevuto informazioni di garanzia, avrebbe acquistato coi soldi del gruppo (si è dimesso lo scorso aprile) videogiochi, sigarette e bibite, in particolare lattine di «Red Bull». Per la prossima settimana e fino a sabato sono stati fissati gli interrogatori.

Dall’iPhone di Nicole al lecca lecca della Lega

MILANO L’elenco delle spese sospette effettuate da Nicole Minetti, tra il 2010 e il 2012, ammonta a circa 27.000 euro. È quanto emerge dagli atti dell’inchiesta della Procura di Milano sui rimborsi regionali. In particolare, Minetti avrebbe speso oltre 6.000 euro nel 2010, circa 15.000 euro nel 2011 e più di 6.000 euro quest’anno. La consigliera, stando all’elenco delle spese in mano agli inquirenti, avrebbe pagato molte cene, spesso in un ristorante giapponese, e 899 euro per un iPhone nel 2012, e poi una crema per il viso, un iPad da 750 euro (nonostante ne possedesse uno in dotazione ai consiglieri). Fra ristoranti e bar vengono segnalati 832 euro di «consumazioni» all’hotel Principe di Savoia a Milano e anche 430 euro al ristorante «Giannino», molti gli scontrini anche di un ristorante giapponese. Spuntano anche 27 euro per acquistare «barattoli di sabbia in vetro giallo». Ma l’acquisto di Nicole Minetti con soldi pubblici che ha destato più scalpore, e commenti di ogni tipo nei corridoi del Pirellone, è quello del libro «Mignottocrazia» di Paolo Guzzanti, pagato 16 euro. «Non rilascio dichiarazioni a riguardo e non ho sentito nessuno del partito». Così risponde lei Nicole Minetti, contattata al telefono, sull’indagine che la vede indagata per peculato. Con i soldi dei rimborsi al gruppo consiliare della Lega Nord, il consigliere regionale lombardo Pierluigi Toscani ha comprato, tra le altre cose, lecca lecca e gratta e vinci. Spese documentate dai finanzieri che hanno condotto le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo. Nella «lista della spesa» di Toscani ci sono anche cartucce usate per la caccia comprate presso l’azienda Muninord per 752 euro, ma anche «cono medio e coppetta media di gelato», «Lemonsoda, pizzette, cannoli, ciambelle, torta sbrisolona, zucchero semolato, farina, salsicce, cracker e biscotti, frutta e ortaggi». E anche, per la somma di 127 euro, ostriche. E il Trota? «Tutte le spese di Renzo Bossi sono documentalmente riferibili all’attività politica e non ve ne è alcuna che possa essere ricondotta ad esigenze personali»: è quanto precisa in una nota Alessandro Diddi, avvocato di Renzo Bossi. «Apprendiamo dalla stampa - prosegue l’avvocato Diddi - che Renzo Bossi sarebbe indagato presso la Procura della Repubblica di Milano nell’ambito dell’inchiesta concernente le spese illecite effettuate con i soldi dei rimborsi regionali. La notizia, per quanto ci riguarda, non corrisponde assolutamente al vero in quanto, ad oggi, nessun avviso è stato notificato all’interessato».

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