Il Cavaliere: Mario scenda in campo
altrimenti il candidato sarò ioIl leader azzurro sonda Maroni:
nuovo patto e premiership ad Alfano
ROMA Ma davvero Monti si candida anche con il Pdl? Ma davvero Berlusconi crede all’endorsement che ha fatto per il Professore e che lui possa accettare di schierarsi dalla parte berlusconiana sia pure un po’ deberlusconizzata? Chi ieri ha parlato con l’ex premier ha tratto l’impressione che il primo a non essere molto convinto della disponibilità montiana a dire di sì sia proprio Silvio e che sia stata soprattutto una mossa tattica quella del leader del Pdl a favore del capo del governo dimissionario. «Monti accetti la candidatura - ha detto ieri Berlusconi - o il candidato sarò io». E del resto più il premier traccheggia, più i tempi stretti si fanno strettissimi, visto che si vota il 17 febbraio, e più si rafforza l’eventualità che a correre per palazzo Chigi sia ancora, per la sesta volta, il Silvio forever. Quel che è certo, in tanta fluidità, è che Pier Ferdinando Casini non crede affatto nel possibile o impossibile connubio tra il Professore e il Pdl: «La lista Monti-Berlusconi?», è la domanda retorica del leader Udc: «E’ come se mi dite che un Ufo atterra a piazza Montecitorio».
Intanto Berlusconi è infastidito dall’evento promosso domani al teatro Olimpico da quella ampia corrente denominatasi Italia popolare, che si riunisce nel nome di Monti. «E’ una roba inutile», così la stronca Silvio. Anche se si svolgerà sotto il simbolo Pdl, che nessuno rinnega, e con un ardore molto attenuato rispetto all’anti-berlusconismo da cui erano animati in partenza diversi protagonisti. Perchè ci sono montiani veri (Mario Mauro e Franco Frattini) ma anche attendisti (Lupi), c’è Frattini ma pure Cicchitto, c’è Quagliariello e c’è Urso e insomma un fritto misto. Compresi Alemanno e Sacconi. E al netto di un lealista come Fitto e degli ex An e del duo Crosetto-Meloni che fanno una manifestazione a parte e naturalmente dai super-berluscones versione amazzoni o stile Matteoli («Siamo in crescita, Berlusconi si candidi») o come l’ex ministro Rotondi. Il quale osserva: «Quelli del teatro Olimpico sono polli di batteria, non polli ruspanti. Invocano Monti, per salvare la cadrega. E Monti si diverte a vedere come si agitano e poi dirà: secondo voi, io che sono la Bocconi, la Ue, le banche, il governo, la destra e la sinistra, ho bisogno di voi per scendere in campo?». Di fatto Monti traccheggia. Non avanza in direzione Pdl (mentre l’Udc oggi da Padova comincia una raccolta di firme pro-Monti e all’iniziativa sarà presente Casini), il Cavaliere non sembra tanto disposto ad arretrare e i suoi fedelissimi lo sostengono alla maniera di Rotondi: «Io sono stato democristiano dopo la Dc e sarò berlusconiano anche più di Berlusconi, se occorre».
Tutti stanno ancora dentro il guado, nel quale - come si sa - si può affogare. E le ipotesi in campo sono tre: o Monti, o Berlusconi (che ieri si è vantato: «Grazie al fattore B. il Pdl ha già recuperato tre punti nei sondaggi» - o Alfano. Quest’ultimo sarebbe al centro dello scambio a cui il Cavaliere sta lavorando, e Calderoli sta per metterlo per iscritto, con Maroni che vedrà domani e poi lunedì: a voi il Pirellone e la candidatura di Alfano a premier, visto che voi leghisti non volete me, e io avrò il merito che Pdl e Carroccio tornano uniti. Il che permetterebbe forse di prendere alcuni premi di maggioranza per il Senato, nella cruciale Lombardia per esempio, e rendere difficile la vita del prossimo governo di centrosinistra.
Comunque domani, al teatro Olimpico, Alfano dirà: «Grazie della disponibilità di Berlusconi a spendersi in campagna elettorale». Il che significa lasciare aperte tutte le possibilità. Aspettando, ma anche no, Monti che prenda la guida di quelli che gli hanno appena detto di andarsene.