L’incontro di venerdì scorso al Ministero del Lavoro tra sindacati, Governo (rappresentato dai Vice Ministri Mario Ciaccia per il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture e dal sottosegretario Michel Martone), l’Assessore Sergio Vetrella, in rappresentanza delle Regioni e i responsabili di Asstra e Anav, ha scongiurato lo sciopero nazionale del trasporto pubblico locale previsto per il prossimo 14 dicembre, ma non ha soddisfatto completamente i sindacati; per ora, lo sciopero è stato soltanto rinviato, fissando la data dell’8 febbraio. Giovanni Luciano (Fit Cisl): alcune note positive, ma occorre un accordo per risolvere nodi.
L’incontro di venerdì è servito per individuare con certezza le risorse che il governo mette a disposizione per il trasporto pubblico locale per il 2012, che in totale assommano a 1,5 miliardi di euro. Le risorse sono state sbloccate e assegnate alle Regioni con due decreti del Ministero dell’Economia e delle Finanze (di concerto con quello delle Infrastrutture e dei Trasporti) pubblicati lo stesso giorno sulla Gazzetta Ufficiale: la ripartizione dei fondi è avvenuta sulla base dei criteri storici, così come concordato in sede di Conferenza Stato-Regioni. I sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl trasporti e Faisa Cisal hanno preso atto dei provvedimenti del Governo e rinviato lo sciopero per consentire “la prosecuzione del tavolo di confronto presso il Ministero del Lavoro tra Governo, Conferenza delle Regioni, Associazioni Datoriali e Organizzazioni Sindacali” per assicurare al confronto stesso, tuttora gravato da pesanti difficoltà, “un ulteriore arco di tempo, nel tentativo di portare a definizione una vertenza che colloca il rinnovo del contratto nazionale del Trasporto Pubblico Locale, scaduto da cinque anni, nell’ambito del nuovo contratto nazionale della mobilità e nel più generale contesto del finanziamento e del riassetto del settore”.
Per il segretario nazionale della Fit Cisl, Giovanni Luciano, l’incontro ha fatto registrare alcune note positive, ma molti sono ancora gli aspetti negativi da approfondire. Secondo Luciano, è positiva – “l’istituzione di un fondo nazionale per il Tpl, la destinazione ‘blindata’ delle risorse per il trasporto, la definizione di una progressività dell’incremento tra ricavi da traffico e costi operativi”, così come è da giudicare positivo la definizione di un osservatorio per verificare l’adempimento dei piani di ristrutturazione e l’ipotesi di ricorrere a commissariamenti ad acta per le Regioni che non rispettano gli impegni.
Per Luciano, rimangono però numerose note negative, “a partire – ha dichiarato il segretario della Fit Cisl – dalla rimodulazione dei servizi a domanda debole, sostituendo le modalità ritenute diseconomiche in relazione al mancato raggiungimento del rapporto tra da ricavi da traffico e costi al netto dell’infrastruttura fissato rispettivamente al 35 per cento per il primo e al 65 per cento per il secondo. È un concetto - ha sottolineato ancora Luciano – che mina alla base l’integrazione dei servizi oltre che la produttività di sistema. Tutta la modalità ferroviaria, a titolo di esempio, risulterebbe secondo questi parametri più “diseconomica” di quella su gomma, inoltre sono solo uno sparuto gruppo le aziende in Italia che potrebbero rispettare il rapporto 35 per cento a 65 per cento.”
Il segretario generale Fit-Cisl si è dichiarato inoltre in disaccordo con il livello di anticipazione delle risorse fissato dal Governo al 60 per cento, che potrebbe comportare il blocco di un settore in forte crisi come quello del trasporto pubblico locale, gravato non solo dalle spese correnti, ma anche dai debiti pregressi.
I sindacati, per uscire dall’emergenza, propongono innanzitutto un netto aumento delle anticipazioni attualmente fissate al 60 per cento, e poi una gradualità più marcata per conseguire il rapporto del 35 per cento a 65 per cento tra ricavi da traffico e costi di esercizio; per le organizzazioni dei lavoratori, è poi opportuno stabilire un preciso ambito di misurazione a livello regionale e introdurre il concetto dei costi “standard” nei diversi settori della mobilità, ad esempio urbano, extraurbano e regionale.