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Pescara, 19/12/2025
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Data: 17/12/2012
Testata giornalistica: Il Centro
L’informazione non è un hobby di Aristide Ricci (*)

Nel gran "baillame" della comunicazione urlata, approssimativa e spesso raffazzonata, un dato ci sembra inconfutabile: chi si occupa di questa funzione deve garantire il rispetto dell'articolo 21 della nostra Carta costituzionale che sancisce "il diritto per tutti, quindi anche delle amministrazioni e delle aziende pubbliche, di poter esprimere il proprio pensiero con lo scritto, con la parola e con ogni altro mezzo di diffusione", tenendo fede a un principio inderogabile, quello di informare in modo corretto e con compiutezza i cittadini su come si amministra la cosa pubblica. Un aspetto del servizio, quest'ultimo, a torto sottaciuto quando si parla di uffici stampa, ma che, a parere di chi scrive, rappresenta il pezzo pregiato di questo tipo di lavoro anche perché coinvolge la deontologia professionale e l'etica di chi lo svolge. A tal proposito è utile ricordare che le informazioni che gli uffici stampa di enti e di aziende pubbliche forniscono sono di prima mano, o meglio ancora "timbrate", per dirla con un autorevole esperto della materia quale è Vieri Poggiali; chi le mette a disposizione del pubblico attraverso soprattutto i media, oggi dispone di tanti strumenti, alcuni anche sofisticati, visto lo sviluppo vertiginoso delle nuove tecnologie che permettono di raggiungere con poco tempo una platea molto ampia di persone e di enti, tutti interessati a conoscere come la pubblica amministrazione impiega le risorse dei cittadini. Ma il ruolo degli uffici stampa comprende anche un'altra funzione, quella di favorire e stimolare un dialogo proficuo tra chi amministra la macchina pubblica e i fruitori dei servizi che essa fornisce. Se si è d'accordo su quanto detto in modo necessariamente esemplificato, anche i più scettici dovrebbero convenire che di uffici stampa debbono occuparsi operatori dell'informazione con comprovata esperienza e professionalità. E le criticità maggiori possono sorgere quando all'interno dell'organizzazione in cui si opera deontologia e professionalità dei giornalisti pubblici vengono mortificate e annullate da chi confonde il ruolo dell'ufficio stampa con quello del portavoce. Una condizione di disagio che può divenire insostenibile quando l'interessato è un lavoratore precario o peggio ancora un prescelto a quel ruolo non per titoli professionali ma per altre prerogative. In tale difficile condizione esistenziale, rappresentata in modo appropriato dal titolo di un convegno, organizzato dall'ordine dei giornalisti due anni fa a Roma, "La solitudine degli uffici stampa", ci chiediamo: chi deve intervenire e come per garantire la dignità professionale dei lavoratori e la veridicità delle informazioni da fornire alla collettività? La risoluzione del problema, evidentemente, non riguarda solo l'ordine e il sindacato dei giornalisti, ma quanti hanno a cuore la democrazia, se è vero che l'informazione non è un hobby.

(*) responsabile Ufficio Stampa ARPA spa

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