Un’ora di monologo a Canale5: «E’ come nel ’94»
La Russa annuncia: nasce Centrodestra nazionale
IL CASO
ROMA Ha messo il turbo e parlato più o meno ininterrottamente per oltre un’ora nel canale-ammiraglia di Mediaset nella fascia di maggior ascolto domenicale incalzato, si fa per dire, dalle domande di Barbara D’Urso. Se qualcuno ancora aveva le idee poco chiare su ciò che intende fare Silvio Berlusconi, ieri si dovrebbe essere levato ogni dubbio. «Io sono in campo», dopo un «triplo passo indietro» per consentire a Casini di aggregarsi ai moderati dopo il suo no «io sono tornato a essere, e sono, il candidato alla presidenza del consiglio». Candidato a palazzo Chigi. Punto e basta. Anche se Monti non ha ancora fatto sapere ufficialmente cosa intende fare e anche se la Lega continua a menarla con quell’Angelino Alfano che sarà uno dei pochi ad avere un posto in lista tra coloro che ieri mattina erano al teatro Olimpico e che sperano nella discesa in campo di Monti. E anche se oggi Ignazio La Russa presenterà ufficialmente il simbolo «provvisorio» di Centrodestra Nazionale, la formazione di ex-An che annuncia la scissione dal Pdl e la nascita di «un nuovo soggetto politico di centrodestra e nel centrodestra».
Questo è Berlusconi e poco c’è da meravigliarsi perché alla fine è sempre fedele a se stesso, anche nelle affermazioni dette e poi contraddette. Spettacolo formidabile quello offerto ieri su Canale 5 dall’ex presidente del Consiglio che, rinnova l’invito a Monti affinché «guidi i moderati e io «sono pronto a fargli la campagna elettorale» e sciorina il miglior repertorio da campagna elettorale chiedendo «scusa» alle donne italiane e ai suoi elettori «per le cene eleganti di Arcore». «Nulla di illegale», per carità. «Comunque, forse devo chiedere scusa a chi si è riconosciuto in noi e lo chiedo volentieri. Ma era un momento particolare: avevo divorziato, avevo perso mia mamma e mia sorella era morta. Tornavo a casa e non c'era nessuno, mi sentivo triste...». Ora però il Cavaliere non deve essere più solo, visto che ha ufficializzato la liaison con la ventisettenne Francesca Pascale. «È ufficiale, mi sono fidanzato - ammette - ci sono 49 anni di divario d'età tra me e lei È una ragazza bella di fuori e ancora più bella dentro, di principi morali solidissimi», dice Berlusconi, che poi sostiene che Francesca Pascale è «molto amica» di sua figlia Marina. Marina «ha sofferto molto per tutti gli attacchi e i processi che ho subito e adesso mi fa anche da madre e ci sentiamo anche tre volte al giorno».
Seduto su una poltrona di pelle bianca, il Cavaliere sostiene che «ora è come il ’94» quando «non c’era nessuno in grado di riunire i moderati». Poi attacca la magistratura che lo ha condannato a quattro anni bollandolo nelle motivazioni della sentenza come un imputato abituato a delinquere e al quale, in caso di sentenza definitiva, «non dargli nemmeno i domiciliari». Quel «mi vogliono vedere in carcere e in manette», che ripeteva nei giorni scorsi, torna in diretta anche quando il Cavaliere ricorda «la macchinazione terribile del processo Ruby» che definisce «la scusa su cui si è impostata una grande operazione di diffamazione nei confronti miei e del governo italiano, anche a livello internazionale».
Malgrado giudichi l’Italia «ingovernabile» per colpa di una sistema istituzionale che «va aggiornato», il già cinque volte candidato premier si mostra pronto per un’altra campagna elettorale malgrado sostenga che «a me non è mai piaciuta la politica, sono disperato a farla, ma la faccio perchè la devo fare, per non far cadere il Paese nelle mani della sinistra». Ovviamente ancora «assolutamente comunista» con Bersani «ultimo vecchio del Pci».
Malgrado il Cavaliere non molli di un millimetro Monti continuando a sostenere la sua candidatura a palazzo Chigi, anche se non richiesto, l’attacco alla politica fiscale del governo dei tecnici, è totale. «Sulla politica fiscale - attacca Berlusconi - vogliamo cambiare orientamento della politica del governo dei tecnici che hanno preso alla lettera le indicazioni dell'Europa». «La ricetta» che la Germania propone «è qualcosa che se applicato ad una economia in sviluppo ha risultati ma su una economia già in crisi porta alla recessione». «Questa è la motivazione per la quale non abbiamo dato il nostro voto positivo all'esecutivo anche se non abbiamo fatto mancare la fiducia».