Incontro blindato con Napolitano. Riccardi: il presidente del Consiglio resterà un riferimento morale e parlerà presto al Paese
IL CASO
ROMA «Se l'incontro di questa mattina ha fatto chiarezza, lo deve dire Monti e lo dirà Monti». Queste le parole del presidente Giorgio Napolitano dopo il concerto di Natale al Senato e, soprattutto, dopo l’incontro di oltre un’ora di buon mattino con Mario Monti. Abbottonatissimo anche il presidente del Consiglio. Lasciando il Senato, ai cronisti che gli chiedono se si è fatta «finalmente chiarezza sulla sua candidatura nell’incontro al Quirinale», il professore risponde: «Buon Natale, davvero tanti tanti auguri».
Insomma, riserbo assoluto. Ma Napolitano si è sempre mostrato contrario all’ipotesi di una discesa in campo di Monti e nei settanta minuti di colloquio il capo dello Stato avrà ribadito questa posizione. Il professore, a quanto è dato sapere, si è riservato di decidere mantenendo però una posizione interventista. Tant’è, che da quanto è trapelato in serata da palazzo Chigi, Monti sarebbe tentato di fare una sua lista elettorale, slegata da partiti e movimenti, che solo in un secondo momento potrebbe riunire quelle forze politiche che si riconoscono nell’agenda del premier. «Tutte le ipotesi sono al momento possibili, e nessuna è più probabile dell'altra», dicono nell’entourage del premier.
Ma torniamo alla cronaca della giornata. Poco dopo il concerto di Natale è andato in tv da Lucia Annunziata uno dei registi dell’operazione-Monti, il ministro Andrea Riccardi. E ha detto: «So che Monti parlerà al Paese e farà un discorso argomentato. Monti non decide sulla base delle pressioni, una battuta qua e una là. Presto spiegherà i motivi della sua scelta». Riccardi, che è intervenuto senza prima aver parlato con il premier, ha aggiunto: «Credo che Monti resterà un riferimento morale e politico per un grande rassemblement di uomini e donne che voglio cambiare Italia». Ancora: «Per me è importante dire che questo governo ha lavorato bene. Dobbiamo far emergere la società civile e la presenza di Monti, che auspico e mi auguro, può farla emergere». Quanto all'esito del colloquio tra il professore e il capo dello Stato, Riccardi si è limitato a dire: «Se lo sapessi non sarei autorizzato a dirlo».
La decisione resta riservata, ma a voler leggere tra le righe le affermazioni di Riccardi sembra tramontare l'ipotesi di un ingresso in politica del professore in prima persona. Di una candidatura di Monti. Riccardi ha infatti parlato di «riferimento politico e morale». Non di un impegno in prima linea. Quali che siano le sue intenzioni, Monti ne parlerà nei prossimi giorni. Viene escluso, da fonti di palazzo Chigi, un intervento in aula alla Camera. Magari in occasione dell'ultimo voto della legislatura, quello sulla legge di stabilità a Montecitorio. La sede potrebbe essere quella della conferenza stampa di fine anno. Ma anche qui, nessuna certezza. Al momento, spiegano fonti di palazzo Chigi, resta confermata per il 21 dicembre non si esclude però che «possa essere anticipata» leggermente.
C’è da rivelare che il tema della discesa in campo del professore è stato argomento di attrito tra il Quirinale e palazzo Chigi. Il 22 novembre, a Parigi, Napolitano ha dichiarato: «In quanto senatore a vita Monti non si può candidare». Insomma, uno stop bello e buono. Un richiamo netto al ruolo super partes del professore. Monti non ha fiatato per tre giorni. Poi, domenica 25 da Fabio Fazio, ha risposto. Così: «Terrò in massima considerazione l’opinione del capo dello Stato. Al presidente tutti dobbiamo moltissimo, io in particolare devo il grande privilegio di aver potuto servire l’Italia». Salvo poi aggiungere, marcando un principio di autonomia: «Cosa farò? Non so, rifletterò, sarà una decisione inevitabilmente mia. Rifletterò su tutte le possibilità, nessuna esclusa». E ora siamo alla stretta finale. Al momento delle decisioni.