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Pescara, 19/12/2025
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Data: 19/12/2012
Testata giornalistica: Il Centro
L'Aquila. Una città dove si fatica anche a vedere un bus di Patrizia Tocci (*)

Una di quelle giornate freddissime, aquilane in cui ancora a mezzogiorno il fiato fa fumo: pioviccica. Sono in attesa dell'autobus davanti alla ex-questura. Studenti, pendolari, persone ammucchiate in una pensilina lillipuziana. Si fermano, si svuotano e si riempiono autobus di tutti i colori e di tutte le dimensioni: bianchi arancioni o blu. Dietro di me, una signora grassa, che a malapena si regge in piedi, affaticata dal peso e dall'ingombro di numerose buste, mi tocca una spalla e mi chiede: " Signorì, quando arriva l'autobus? Da qua non lo vedo..." Ha occhiali spessi ed appannati, deve andare a Sassa, al progetto Case, mi dice con una bella voce calda, potente. In 5 minuti mi racconta tutta la sua vita, mentre anch'io sto aspettando l' autobus blu che mi riporterà in periferia, dove "dimoro". Molte persone guardano altrove, infastidite. Qualcuno ha le cuffiette nelle orecchie e nemmeno l'ascolta. Dal berretto di lana, calcato a forza sulla testa, fuoriesce qualche ciocca bianca e un diluvio di parole: le malattie e le gambe gonfie, la casa che non ha più, la pensione troppo bassa; un percorso di donna sola, avanti negli anni dimenticata da chissà quali figli o parenti . " Signorì, e tu dove devi andà, Signorì...? 'Sti delinquenti, 'sti farabutti ma io li denuncio, li denuncio tutti". Coinvolge in una specie di ordalìa nomi e cognomi di perfetti sconosciuti insieme a quelli di politici locali e nazionali. "Da quando hanno messo quelle insegne non vedo più l'autobus se arriva... Ma gliel'ho detto, che tanto non schiatto..." La piccola sagoma blu del suo autobus si disegna, in fondo alla strada. M16: Linee a carattere marginale. Faccio in tempo a leggere tutta la scritta sul parabrezza, mentre cerco di accompagnarla dalla pensilina al marciapiede e poi sulla strada: pochi passi ma sembrano un' infinità. L'autista aspetta, paziente. Lei sale l'altissimo scalino, si aggrappa con fatica alla maniglia. Conquista con soddisfazione il primo posto e, prima che la portiera si chiuda, mi urla: " buonafortuna, signorì, buonafortuna".

(*) docente e poetessa

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