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Pescara, 19/12/2025
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Data: 19/12/2012
Testata giornalistica: Il Messaggero
Dalle dimissioni all’ipotesi governo-ponte ecco la road map. Domande e risposte per capire come si arriverà alle nuove elezioni

Giorgio Napolitano aveva chiesto un fine legislatura ordinato in modo da consentire alle forze politiche di avere un confronto serio e approfondito sulle ricette necessarie per risolvere i mali italiani, e ai cittadini di poter conseguentemente scegliere chi votare in maniera seria e ponderata. Il rischio è invece che la concitazione e i singoli interessi di questo o quel partito facciano premio su tutto il resto. Per questo è importante chiarire qual sono gli snodi che attendono Parlamento e partiti. Ecco dunque un piccolo vademecum per chiarire i principali passaggi prima dell’apertura delle urne.
1 Quali sono le leggi da restano da votare alle Camere prima dello scioglimento?
Due, principalmente. La prima è la cosiddetta legge di Stabilità, quella che una volta era la Finanziaria. Sta facendo la spola tra Camera e Senato visto che rispetto a come il governo l’ha votata, il Parlamento ha apportato numerose e strutturali modifiche. Ora è a palazzo Chigi e oggi stesso l’aula dovrebbe licenziarla per l’ultimo esame di Montecitorio. Il secondo provvedimento è il decreto che taglia il numero di firme necessarie ad una forza politica per presentarsi alle elezioni. Una norma fortemente invocata da Beppe Grillo, timoroso che l’accorciamento dei tempi per lo scioglimento delle Camere ostacolasse appunto la raccolta di firme per il Movimento 5Stelle. Nella polemica si è però infilata anche la Lega. L’ex ministro Calderoli ha infatti annunciato che presenterà una richiesta di messa in stato di accusa per attentato alla Costituzione (una sorta di impeachment) nei confronti del presidente della Repubblica reo di aver firmato il decreto «senza aver accertato che vi fosse stata una consultazione con tutte le forze politiche». Il dimezzamento delle firme necessarie alla presentazione di una lista potrebbe anche favorire Monti nel caso in cui decidesse di candidarsi con un partito a lui intitolato.
2 Napolitano quando firmerà il decreto di scioglimento?
E’ la polemica scoppiata nelle ultime ore tra Pdl e Pd. Sembrava infatti che vi fosse un gentleman agreement, un accordo sostanziale, tra i partiti affinché la lege di stabilità esaurisse la navetta tra Camera e Senato prima di Natale, dando contestualmente via libera al decreto sulle firme. Il tutto in modo da consentire al capo dello Stato di firmare il decreto di scioglimento entro il 31 dicembre 2012 o al massimo ai primissimi giorni del 2013, in da mandare gli italiani a votare il 17 febbraio. La legge infatti stabilisce che la campagna elettorale può durare da un minimo di 45 ad un massimo di 70 giorni. Tuttavia il Pdl sembra aver modificato il suo orientamento e chiede più tempo per esaminare le leggi ancora pendenti. Dunque propone uno slittamento della data del voto alla fine di febbraio: il 24 e non più il 17; oppure il 3 marzo. Rinvio contestato dal Pd che parla di atteggiamenti dilatori, mentre il Quirinale ovviamente non prende posizione in attesa di vedere come evolvono gli avvenimenti».
3 Cosa succede se Monti si candida? E se invece decide di restare superpartes e non scende in campo?
Anche questo è un aspetto che può avere influenza sulla data del voto. Vediamo perché. Se il premier decide di non candidarsi, resta nei panni di capo di governo tecnico e dunque sarà lui a guidare l’esecutivo in campagna elettorale restando in carica per il disbrigo degli affari correnti (è questa la formula istituzionale) fino a che il successore non si sarà insediato. Se invece decide di scendere in campo il quadro cambia: in quanto candidato premier, infatti, Monti non sarebbe più superpartes e il Quirinale in questo caso ha fatto capire che darebbe un altro incarico, presumibilmente al presidente del Senato Renato Schifani, per firmare un governo di brevissima durata che guidi il Paese al voto.
4 Dopo le dimissioni di Monti, con lo scioglimento e prima del voto, governo e Parlamento restano con la mani in mano?
L’articolo 61 della Costituzione stabilisce che «finché non sono riunite le nuove Camere, sono prorogati i poteri delle precedenti». Mentre l’articolo 77 prevede che il governo, anche dimissionario, può presentare decreti legge che devono essere presentati entro cinque giorni a Camera e Senato. Dunque se si rendono necessarie misure urgenti, sia il governo che il Parlamento possono votarli.
5 Quando scatta la par condicio tv?
All’inizio del mese di gennaio se si votasse come previsto il 17 febbraio. Ovvio che se la data del voto slitta, la par condicio entra in vigore soltanto successivamente. Secondo molti potrebbe essere questa la ragione per cui il Pdl e Berlusconi spingono per far procrastinare lo scioglimento delle Camere e la data di apertura delle urne.

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