PESCARA Franco Marini è tra i dieci «intoccabili» del Pd, tra i dieci parlamentari di lunga durata che la direzione nazionale ha preservato dall’obbligo di lasciare gli emicicli romani per sopravvenuto limite di mandati e che verranno, pertanto, ricandidati alle elezioni politiche di febbraio. L’ex presidente del Senato non nasconde la sua soddisfazione per la deroga ottenuta ma, come d’abitudine, frena: «Soddisfatto? Sì, lo sono, ma soltanto perchè mi ero opposto con vigore a quella volgare e inaccettabile espressione che è rottamazione. Parlare di rinnovamento è giusto, di rottamazione proprio no. Sono stato contento, perciò, del grande successo di Bersani alle primarie, e lo sono adesso perchè il mio partito ha ritenuto che potessi essere ancora utile alla causa del centrosinistra. E’ stato accolto appena un terzo delle richieste di deroga, e il mio nome è stato accettato praticamente all’unanimità dalla direzione nazionale, tre voti contrari e oltre 150 a favore». C’è chi chiede, nonostante la deroga, la sua presenza alle primarie. «Sì, l’ho saputo. Non so, ma se il partito ha così chiaramente indicato che vuole vedermi comunque in Parlamento, non credo sia indispensabile la mia presenza alle primarie». E allora in quale collegio si presenterà, in Abruzzo o altrove? «Lo deciderà il partito, certo il mio Abruzzo è sempre il mio Abruzzo, ma andrò dove riterranno più utile presentarmi. Non faccio differenze, io la mia battaglia l’ho già vinta, contro i rottamatori».
LE REGOLE
Le regole che il Pd si è dato per le elezioni politiche non comprendono solo le deroghe per i pluriparlamentari, c’è anche lo stop imposto a presidenti di Regioni e Province, consiglieri regionali e sindaci di Comuni con popolazione superiore ai cinquemila abitanti di avanzare la loro candidatura alle primarie. In Abruzzo già in tre hanno chiesto la deroga a questa regola: i sindaci di Giulianova e Pianella, Francesco Mastromauro e Giorgio D’Ambrosio, e il vice presidente del Consiglio regionale Giovanni D’Amico. Hanno invece già iniziato, di fatto, la campagna per le primarie Marco Alessandrini a Pescara e Mahmoud Tosson a Teramo. Smentisce invece l’intenzione di candidarsi, sempre a Teramo, Manuela Loretone.
Dunque si è già in pieno clima primarie, «è la vera democrazia dal basso -scandisce il segretario regionale Silvio Paolucci- Sabato avremo le rose dei candidati, dodici per Chieti che avrà poi sei candidati nella lista regionale alle politiche, e dieci per ciascuna delle altre tre province che ne avranno cinque. In Abruzzo le primarie si terranno il 29 dicembre, è l’indicazione che porterò in direzione regionale. Sarà una grande festa, c’è voglia di partecipare». Anche troppa: vista la fame di Parlamento esplosa tra i democrat, di questo passo ci saranno più candidati che elettori. Si fa per dire, eh. Ma chissà.