L’AQUILA Gran Sasso, tasse, zona franca, ricostruzione. De Matteis chiede le dimissioni di Cialente evocandolo più volte come «Pinocchio» e lancia una nuova campagna anti-sindaco che si innesta nella più ampia campagna elettorale ormai lanciata. Raduna le truppe, il vicepresidente vicario del consiglio regionale e capo dell’opposizione in consiglio comunale, per sparare a zero contro Cialente e le sue «promesse mancate». Ma anche contro il ministro Fabrizio Barca accusato di fare «troppi viaggi e poche cose concrete». A dare il la al «concerto di Natale» di De Matteis è la situazione del Gran Sasso. «Cialente», asserisce il consigliere di opposizione, «sapeva bene che non sarebbe stato possibile aprire né l’8 dicembre e neppure il 13, perché il rifornimento del gasolio in quota è avvenuto soltanto 7-8 giorni fa. Poi c’è la lettera del 19 giugno in cui i capi servizio del Centro turistico indicavano punto per punto tutte le prescrizioni da osservare». Un lunghissimo campionario di guasti più o meno rilevanti. Si va dagli anemometri rotti ai perni usurati, dai cuscinetti rumorosi allo scarrucolamento definito «ricorrente» della fune della seggiovia delle Fontari in condizioni di forte vento. E avanti ancora. «Il 15 dicembre», si scalda De Matteis, «sono state avanzate altre richieste di sistemazione, al momento della visita dell’Ustif. Insomma, il sindaco non poteva non sapere tutto questo». Secondo De Matteis, inoltre, il sindaco «pensa di aver destituito il presidente del Centro turistico ma bisognerebbe chiedergli se è vero che il 27 dicembre c’è un altro consiglio di amministrazione. Tutti i guai degli impianti erano conosciuti da giugno e si è intervenuti soltanto a novembre. Inoltre, la ditta incaricata di svolgere i lavori non è stata sanzionata. Mi risulta che in quel cantiere, con due operai di quella ditta, avessero accesso anche i dipendenti del Centro turistico. Cialente, poi, dovrebbe spiegare come mai non è andata in porto la privatizzazione dell’ente. Già sono stati liquidati tre cda di quest’azienda e nessuno dice nulla. Ora bisognerà cominciare a dare qualche risposta e chi è responsabile di tutto questo deve venire a riferire in consiglio comunale». Quanto al problema delle tasse, De Matteis torna sul documento della Commissione europea per il quale «siamo in un mare di guai». «Ci sono settemila domande da produrre per i danni patiti. In questa situazione, la zona franca urbana dell’Aquila, che si chiama così, come si legge nei documenti ufficiali, per cui io mi sono speso in prima persona prendendomi gli insulti dei parlamentari europei del Pd, risulta essere vanificata dal problema della restituzione di tasse e contributi. I 90 milioni li ho fatti arrivare io. E neanche su questo il sindaco parla». De Matteis parla infine di «connivenza del silenzio tra Cialente e il ministro Barca». «Quest’ultimo», aggiunge il capo dell’opposizione in Comune, «ha affermato di recente che i soldi sono giuridicamente disponibili. Ci sono o non ci sono? Nessuno lo sa. I fondi Cipe presuppongono previsione di spesa, progettazione e rendicontazione. In tutto questo, chi anticipa i soldi?». Infine, il monito all’Inps: «La legge dello Stato va fatta rispettare, quindi le circolari che richiedono indietro il 100% dei contributi vanno ritirate».
Gran Sasso la protesta dei dipendenti per gli stipendi
L'AQUILA Cresce l’attesa per il sopralluogo dell’Ustif alla seggiovia delle Fontari.Un passaggio obbligatorio, per la riapertura della stazione sciistica di Campo Imperatore. I lavori sull’impianto sono stati effettuati e tra domani e sabato, come conferma il neo-presidente del Ctgs Umberto Beomonte Zobel, si dovrebbe svolgere il collaudo. Intanto oggi, alle 17, i circa 40 dipendenti del Centro Turistico del Gran Sasso si riuniranno in assemblea, a Fonte Cerreto, per discutere del mancato pagamento dello stipendio di dicembre e della tredicesima. «L'azienda si è attaccata a cavilli normativi per non concedere un’ora di assemblea retribuita», sottolinea il segretario regionale dell’Ugl Piero Peretti, «e questo mentre salta l’apertura della stagione invernale e non vengono pagate le spettanze ai lavoratori. Che vergogna!». Ieri mattina il neo-presidente, come primo atto dall'insediamento, ha convocato tutto il personale. «Ma nessuno si è presentato», dice Peretti, «e la decisione è stata presa all’unanimità per protesta contro il mancato pagamento degli stipendi».