Lettera al premier: «Risolva il conflitto tra amministrazioni»
AEROPORTO
ROMA Scatta l’allarme rosso per Fiumicino. Nonostante il pressing di Confindustria e sindacati, la sorte dello scalo romano sembra ormai segnata. Rimarrà, salvo sorprese dell’ultima ora, un aeroporto di serie B, un hub di seconda fascia rispetto a Parigi o Londra, strutturalmente in ritardo rispetto alle esigenze della Capitale. Del resto Adr, la società dei Benetton che gestisce lo scalo, ha detto a chiare lettere che senza lo sblocco degli adeguamenti tariffari, fermi da più di 10 anni, il piano di sviluppo, tra l’altro già approvato dall’Enac, resterà chiuso nel cassetto.
LA POSTA IN GIOCO
Niente nuove piste o terminal, nessuna nuova struttura per accogliere il flusso dei passeggeri in aumento e, cosa forse più grave, addio alla creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro. Prima di mollare la presa Adr ha fatto comunque un estremo tentativo inviando una lettera al presidente del Consiglio, Mario Monti, ai ministri dello Sviluppo e dell’Economia, Corrado Passera e Vittorio Grilli, e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà. Quattro pagine, che il Messaggero ha potuto leggere, nelle quali si chiede sostanzialmente al premier di assumersi le proprie responsabilità. Di prendere in mano il dossier e decidere in maniera autonoma, magari «risolvendo l’eventuale conflitto d’interesse che dovesse insorgere tra le amministrazioni». Come dire che fino ad oggi i dicasteri chiamati in causa, Tesoro e Infrastrutture, si sono rimbalzati la pratica, evitando di approvare il contratto di programma il cui via libera, secondo la normativa vigente e i vincoli europei, va dato entro il 24 dicembre, comunque entro fine anno. Basta tentennamenti dunque. Perchè «spetta al presidente del Consiglio - spiega la lettera - l’onere di vigilanza, sollecitazione e coordinamento delle amministrazioni coinvolte».
POSTI DI LAVORO IN FUMO
Senza la firma della convenzione - si ricorda ancora - non partirà il piano d’investimenti previsto da 2,5 miliardi. Se invece si troverà una via d’uscita, la società «è disponibile ad accelerare i lavori del primo quadriennio». In questo caso l’impegno finanziario extra sarebbe di 900 milioni, cui andrebbero a sommarsi altri 325 milioni. Accanto all’apertura, al gesto di buona volontà, c’è però anche un duro avvertimento: qualora il dossier fosse ancora rimandato nel tempo, lasciando nel limbo il futuro dell’aeroporto, Adr si dice pronta alla battaglia legale, a intraprendere cioè «ogni azione necessaria a tutela dei propri diritti». Anche perché è dal 2000 che la società è in «attesa di una quadro regolatorio stabile e certo». Pazienza finita quindi, e resa dei conti finale. Del resto, la richiesta dei Benetton, che chiedono un aumento tariffario di circa 10 euro, è in linea con quanto già ottenuto dalle Sea, la società Linate e Malpensa. Londra e Parigi, tanto per fare un esempio, sono molto più care ma con delle infrastrutture di qualità all’altezza delle esigenze dei passeggeri.