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Pescara, 19/12/2025
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Data: 22/12/2012
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Guasti, pioggia o atti vandalici qui non c’è più un giorno di pace». I passeggeri esausti: scene incredibili ma i Maya non c’entrano

«Sono scene da fine del mondo. I Maya, però, non c’entrano nulla». Qualcuno ha cercato anche di ironizzare sul caos che ieri mattina è scoppiato sulla linea B della metro. Ma dopo l’ennesimo guasto (o sabotaggio che sia) nell’arco di un mese, la pazienza della gente comincia a vacillare. «È uno schifo – urla Maria Rinaldi, insegnante, mentre aspetta il bus sostitutivo – Li manderei tutti a casa». L’Atac, però, si discolpa spiegando che si tratta di un atto vandalico, fatto sta che è andata in blackout l’intera linea, dalle 8,30 alle 10,30. Un convoglio diretto a Laurentina è rimasto fermo tra le stazioni di Tiburtina e Bologna. Alcuni passeggeri sono scesi dal treno e hanno percorso a piedi il tunnel.
LA RABBIA

Arrivati a Tiburtina, la rabbia è esplosa: alcuni hanno circondato il box informazioni, sferrando manate e pugni sui vetri. «Io non credo al guasto. Non credo più a niente. Non c’è un giorno di pace», tuona una donna. Una volta che i tecnici dell’Atac sono riusciti a ripristinare la corrente, il servizio, intorno alle 10,30, è ripartito dai capolinea di Rebibbia e Conca d’Oro solo fino a Castro Pretorio, e viceversa. Interrotta fino alle 13.15 la circolazione da Termini a Laurentina. Per fronteggiare l’emergenza sono stati attivati dei bus-navetta. «C’ho messo un’ora e mezzo per arrivare da Palasport a qui», racconta Cristina Nardi, 23 anni, alla fermata di Castro Pretorio, dove confluiscono i passeggeri che prendono la metro in direzione Rebibbia e quelli costretti a scendere per proseguire verso Laurentina. I vigili si sbracciano per agevolare le manovre delle navette, ma inevitabilmente il traffico esplode. «Una volta è un problema tecnico, una volta lo sciopero, un’altra volta è colpa della pioggia – si lamenta Laura Palmieri, impiegata alle Poste – Il biglietto però lo paghiamo lo stesso, pure con l’aumento».
LA BEFFA

Le persone partite dalle stazioni della linea A, oltre il danno, hanno subito la beffa di consumare due ticket per lo stesso viaggio. «La colpa è loro. Non è giusto che debba timbrare di nuovo», borbotta qualcuno ai tornelli. «Non ne posso più – sbotta Rosa Cecchini, 78 anni – sono malata e ho paura di sentirmi male. In 50 anni non ho mai visto un cosa del genere». La scarsa informazione non ha aiuta. «Rientro ora dalla Germania e mi vergogno di questa città – si sfoga Sandra Proietti – Ho dovuto dare io le indicazioni ad alcuni turisti inglesi, è una cosa assurda». «Figuriamoci cosa sarebbe successo a Roma – sospira un ragazzo con un amaro sorriso – se avessero avuto ragione i Maya».


Imprigionati nei vagoni chiusi «È arrivata la fine del mondo»
Passeggeri più impauriti che arrabbiati costretti a correre a piedi al lavoroLa «maledizione quotidiana»: ritardi percorsi a singhiozzo, falsi annunci

All’andata è rimasta bloccata a Castro Pretorio, «solo qualche minuto per fortuna, poi ci hanno fatto scendere e l’ho fatta a piedi fino a Termini». Al ritorno spera che qualcuno da lassù la protegga e che non le capiti più di restare intrappolata nel treno immobile, «è terribile, manca l’aria». Se prima i viaggiatori mettevano nel conto il ritardo o l’imprevisto, adesso anche il panico. Quello vissuto ieri dai tanti che si sono trovati imprigionati sui binari della linea B per un quarto d’ora.
LA PROFEZIA

«Vuoi vedere che è arrivata la fine del mondo?», urlava qualcuno, e chi implorava «salvateci, fateci uscire». «Ma quali Maya? Questa è la maledizione della linea B». Vito, studente pugliese, si imbatte tutti i giorni durante il tragitto da Tiburtina a Bologna nelle conseguenze di questo sortilegio. «E’ una vergogna, ci devono restituire i soldi del biglietto», per Sami e i suoi colleghi dell’Accademia di moda è un maleficio quotidiano. Da Tiburtina prendono la linea B fino a Termini e poi la A per Lepanto. La scorsa settimana è andata così: «Lunedì, mercoledì e venerdì siamo rimasti fermi nella metro B, giovedì nella A. Ora di nuovo con la B. E’ una vita impossibile. L’altra mattina abbiamo aspettato che passassero quattro treni per poter salire, erano strapieni. La fila arrivava oltre i tornelli. E ci fanno anche pagare di più per viaggiare in questo schifo di metro». Percorsi a singhiozzo, ascensori trappola, guasti, treni che partono dalla stazione di Conca d’Oro ogni 8 minuti quando va bene. Scene surreali: l’altoparlante che annuncia «treno in partenza dal binario 1», la gente che si precipita per le scale senza sapere che quell’annuncio sarà ripetuto almeno otto volte prima che il treno si muova davvero, i passeggeri salgono sul convoglio dopo l’inutile corsa e aspettano, aspettano. Una sofferenza a cui sempre meno romani possono sottrarsi, un supplemento di punizione della crisi: prendere l’auto costa troppo e allora tutti in metro, studenti, impiegati, professionisti. La platea degli schiavi dei binari s’allarga, e si alza il costo di questi viaggi incerti.
L’INSICUREZZA

Insicuri, così si sentono i viaggiatori della metro imprevedibile, impauriti ancor più che arrabbiati, sfiniti da mesi di stop continui. «Questa non è Europa», Michele Concertin insegnante di musica ieri alle 10 era alla stazione dell’Eur. «Ci hanno fatto scendere dal treno, l’altoparlante diceva: lasciate i binari, andate in strada ci sono gli autobus sostitutivi. Ho aspettato un’ora e non è passato un autobus». Alla fine chilometri a piedi e poi finalmente un mezzo. «Troppo dispiaceri su questa metro». Venticinque euro di taxi, «e sono lacrime per me», protesta un giovane ingegnere che dall’Eur ha dovuto prendere un’auto bianca per la stazione. «E’ strano solo quando questa metro funziona», sorride Dana, domestica romena. Come darle torto: il 14 dicembre il fumo nella metro A, 4 ore di caos, l’11 doppio stop per un guasto elettrico alla Garbatella e treni fermi due ore, il 6 novembre altro blocco sulla linea B, il terzo in dieci giorni, solo per raccontare gli incidenti più gravi.
C’è chi il ritardo lo calcola in anticipo. «Parto almeno 20 minuti prima, tanto lo so che la sorpresa c’è sempre», Rosalba Mauro fa la pendolare da Settebagni. «Vorrei parlare con gli ingegneri che hanno progettato la B1: ma si rendono conto del disastro che hanno combinato?». E c’è chi riesce anche a scherzarci su Twitter: «Scusate un attimo stiamo bloccati sulla metro B». Firmato: i Maya.

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