«Tutti i progetti di alienazione degli immobili presentati, per poter trovare denaro e risollevare le sorti di Atac, hanno subito un iter amministrativo farraginoso con continui ritardi e richieste di modifiche dagli Uffici competenti». Con queste parole, Claudio Massimini, presidente di Atac Patrimonio, la società che avrebbe dovuto fondersi con Roma Patrimonio per dare il via alla vendita di alcuni immobili di Atac e permettere un reinvestimento degli utili per infrastrutture e treni, ha spiegato le sue dimissioni, contenute in una lettera inviata al sindaco Gianni Alemanno.
«Con entusiasmo nel 2009, venendo da Metro SpA - spiega Massimini - condivisi il progetto del riordino organizzativo e societario del sistema del trasporto pubblico di Roma. Ritenni innovativa e lungimirante la costituzione di una società unica dedicata al trasporto ed una alla programmazione, ed in particolare per quello che mi riguarda, ritenni potesse essere risolutiva per la tematica del trasporto la nascita di Roma Patrimonio a cui sarebbero spettati i compiti della gestione del Tpl al fine di poter risanare il grosso debito che già gravava su Atac spa».
LA DENUNCIA
Ma Roma Patrimonio, dopo appena due anni per altro di sostanziale inattività, è stata sciolta «con un curioso artificio organizzativo a favore di Atac Patrimonio», dice Massimini. Atac Patrimonio - continua l’ex presidente - che a questo punto manteneva continuità nel vertice amministrativo manageriale e negli uomini con la passata amministrazione, avrebbe dovuto procedere nella missione che fu di Roma Patrimonio ma nuovamente, in sostanza, nulla è stato concluso.
Le mancate valorizzazioni pesano in particolare sul Piano Industriale di Atac, spiega Massimini, «a cui nel 2012 mancano introiti previsti per 70 milioni ed è nuovamente a rischio la sua patrimonializzazione ed equilibrio». Massimini dice di aver assistito in questi anni in Atac Patrimonio ad azioni unilaterali al limite della violazione dello statuto. Si riferisce a Gioacchino Gabbuti, amministratore delegato della società.
Massimini parla di un’organizzazione sprecona e autarchica dentro Atac. «Non ho avuto alcun coinvolgimento su alcun fatto aziendale». Ad esempio - spiega - per quanto attiene il trasporto pubblico, Atac oltre ad Atac Patrimonio detiene la maggioranza anche di Trambus open e di Ogr. Dal punto di vista industriale ed amministrativo tre società inutili. «I ruoli, le attività e le funzioni svolte dalle tre strutture - continua Massimini - potrebbero essere tranquillamente svolte da tre unità organizzative all’interno di Atac. In questo modo si risparmierebbero tre CdA, collegi sindacali, ingenti risorse finanziarie e, cosa fondamentale, si semplificherebbero processi ed iter decisionali». Ma esiste un colpevole in tutto questo sistema? «In parte la scelta fatta dal sindaco nel mettere alcuni uomini al comando - conclude l’ex presidente - in parte l’attività di chi rallenta le procedure per motivi che non conosco. Dopo 15 minuti che avevo consegnato le mie dimissioni al sindaco mi ha chiamato Gabbuti, mi ha chiesto se era uno scherzo. Gli ho risposto che avevo fatto questo per contribuire alla sua libertà d’azione».