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Data: 22/12/2012
Testata giornalistica: Il Centro
Alitalia, fallimento del rilancio. La nuova compagnia, fortemente voluta dal governo Berlusconi, perde 630 mila euro al giorno

ROMA Il rilancio di Alitalia è fallito. La compagnia aerea perde 630 mila euro al giorno e i 735 milioni di euro di rosso accumulati nei quattro anni di gestione privata hanno bruciato quasi tutto il capitale e la liquidità in cassa si è assottigliata a 300 milioni. Torna quindi il rischio di un nuovo piano di salvataggio mentre il management pensa ad operazioni puramente finanziarie come lo spin-off con la maxi-rivalutazione delle Mille Miglia. Ma difficilmente sarà sufficiente e oltre ad Air France sono stati sondati anche il fondo del Quatar e quello degli Emirati. Il piano di rilancio di Alitalia prevedeva il ritorno all'utile operativo nel 2011, ridimensionando il network, ringiovanendo la flotta, concentrando l'attività nell'unico hub di Roma Fiumicino. Il network è stato rivisto, si è inciso profondamente sulla flotta, è stata raggiunta una tregua sindacale, ma i numeri non tornano: l'utile operativo è ora un obiettivo per il 2013, l'utile netto per il 2014. Da gennaio a settembre, complice il boom del greggio, la crisi economica e la concorrenza del treno ad alta velocità e delle low-cost, Alitalia ha perso 173 milioni. La tratta Roma-Milano era la gallina dalle uova d'oro e ora non regge la concorrenza del treno, viaggiando con il 15% in meno di passeggeri. Inoltre sul medio raggio Alitalia non è in grado di competere con Easyjet e Ryanair. Il Governo ha sondato la Cassa depositi e prestiti per un intervento del Fondo strategico italiano, ma i vertici hanno detto chiaramente di escludere un investimento in Alitalia, che non ha le caratteristiche per un intervento del Fondo. Resta l'ipotesi Air France: Lazard ha un mandato per studiare la fusione con Alitalia ma dalla banca francese dicono che al momento si è ancora al pour parler. Per il deputato e capogruppo del Pd in commissione Trasporti alla Camera, Michele Meta, «la crisi profonda in cui versa Alitalia è l'effetto delle scelte irresponsabili del premier Berlusconi e dei suoi capricci che fecero saltare la vendita ad Air France. Oggi ci troviamo di fronte ad un'eredità pesante con una compagnia sull'orlo del baratro, 4500 lavoratori in mobilità, un vettore ridimensionato a compagnia regionale e l'intero trasporto aereo nazionale in difficoltà. Si torna a parlare di fusione con Air France. Peccato che se si fosse conclusa la vendita al vettore francese quattro anni fa si sarebbero evitati 3 miliardi di debiti sulle spalle dei cittadini e nelle casse dello Stato sarebbero entrati 2,4 miliardi di euro da Air France, pari all'offerta che Berlusconi fece saltare. Parliamo di 5 miliardi di euro buttati al vento dal precedente governo e che sarebbero serviti per evitare l'Imu sulla prima casa contro cui l'ex premier oggi punta il dito ipocritamente». Sulla stessa linea il presidente dei deputati di Italia dei Valori Antonio Borghesi. «Ringraziamo Berlusconi che fu il vero artefice dell'operazione e ringraziamo anche il ministro Passera che fu il suo braccio destro»'. Se la compagnia non dovesse essere acquistata da Air France, continua, «toccherà nazionalizzarla e a trovarsela sul groppone sarebbero, ancora una volta, gli onesti contribuenti italiani».

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