Sondaggi sfavorevoli farebbero tentennare il premier sull’ impegno politico
ROMA Sono le sette passate da poco quando Mario Monti annuncia ai suoi ministri che sta andando al Colle per rassegnare le dimissioni. Il barometro della sua discesa in campo, magari con un endorsement in favore delle liste centriste pronte a correre per la sua agenda e con il suo nome, pende decisamente per il no. L’ultimo colloquio tra il premier e il capo dello Stato dura pochi minuti. Il clima è teso. Del resto l’incontro è solo un adempimento formale. Giorgio Napolitano congeda il premier dimissionario e annuncia che questa mattina consulterà i gruppi parlamentari. La consultazione però sarà breve, a tempi di record. Comincerà alle 10 e alle 13 sarà già tutto finito. Poi Napolitano scioglierà le Camere e successivamente il governo fisserà le elezioni per il 24 febbraio. Monti ha convocato per domenica mattina alle 11 i giornalisti per la tradizionale conferenza stampa di fine anno. Un appuntamento annunciato e poi rinviato nel caos di fine legislatura. Un’occasione che si è man mano riempita di attese. A quanto pare, anche in questa occasione il Professore però non scioglierà definitivamente i dubbi su una sua discesa in campo. Monti, raccontano gli uomini a lui più vicini, sarebbe molto irritato per alcuni titoli di quotidiani che danno per scontato il suo sostegno politico. Non ha però intenzione di cambiare la sua road map. Domenica ai cronisti elencherà la sua agenda a palazzo Chigi, elencando le riforme fatte e quelle che restano da fare. Proporrà insomma la sua agenda. Poi aspetterà di capire le razioni del mondo politico. Solo successivamente deciderà il da farsi. Ma il Professore non appare affatto convinto di dover svestire i panni del tecnico per indossare quelli del politico. E non solo per l’irritazione del capo dello Stato che, un anno fa, al momento della nomina del presidente della Bocconi a senatore a vita e successivamente a presidente del Consiglio, mai si sarebbe immaginato di trovarsi in una simile situazione. Le perplessità del Professore crescono di ora in ora e mettono in fibrillazione lo schieramento centrista che già negli ultimi giorni, anche per le dichiarazioni entusiaste di alcuni ministri tecnici di area, come Andrea Riccardi, davano ormai per scontata la benevolenza del premier, annunciando per il fine settimana un discorso al Paese del premier. Solo Pier Ferdinando Casini, il più fedele sostenitore di Monti nella «strana maggioranza» che ha consentito i voti in Parlamento al governo nell’ultimo anno, ma anche politico di lungo corso, non si è sbilanciato finora sul futuro del premier. Si racconta anzi che ieri il leader dell’Udc abbia avuto uno scambio telefonico con Pier Luigi Bersani. Casini al segretario Pd avrebbe confermato che ancora Monti non aveva sciolto alcuna riserva. Un sondaggio riservato, pur confermando alle liste con il nome di Monti una crescita intorno al 5%, non avrebbe garantito lo stesso incremento nelle regioni in bilico, quelle che, grazie al Porcellum, potrebbero determinare la futura maggioranza al Senato, la Camera dove lo schieramento di centrosinistra dato vincente da tutti i sondaggi potrebbe non avere i numeri sufficienti per governare. Anche questo elemento potrebbe spingere il Professore a ripensarci. Oggi, tanto più in una situazione incerta, l’ex rettore della Bocconi resta una «riserva» della repubblica. Potrebbe essere lui il successore di Giorgio Napolitano al Qurinale e potrebbe anche dover tornare a palazzo Chigi per un nuovo governo, questa volta politico, ma di larghe intese. Oppure potrebbe ambire a succedere ad Herman Van Rumpuy alla presidenza del Consiglio Ue. «Possiamo andare fieri di quello che abbiamo fatto» ha detto Monti salutando i suoi ministri al termine dell’ultimo consiglio. Il premier ha ribadito «l’orgoglio e l’affetto» per chi ha condiviso con lui l’avventura di palazzo Chigi. A Silvio Berlusconi, dopo avergli offerto di essere lui il «federatore» dei moderati ieri gli ha lanciato l’aut aut su una sua possibile elezione al Quirinale se si fosse schierato a favore di una qualche lista elettorale perchè al Colle «deve essere eletto qualcuno che possa garantire tutte le parti in causa con assoluta equità», il premier ha replicato in mattinata. Ricordando che il governo è al capolinea e non certo per la profezia del Maya ma perchè qualcuno gli ha tolto la fiducia. Fonti di palazzo Chigi in serata confermano che domenica non ci sarà alcun discorso alla nazione del premier dimissionario. «Domenica non ci saranno annunci o discese in campo ma solo l’esposizione di quello che secondo Monti si deve ancora fare per ammodernare il Paese e tornare a crescere», fanno sapere dallo staffa del Professore. L’obiettivo ora sembra quello di far calare l’attenzione sulle eccessive attese che si sono via via concentrate sulle decisioni del senatore a vita.