ROMA Tredicesima, questa sconosciuta. Ipotecata fin dall'autunno per l'attesa mazzata prenatalizia, quella dell'imposta sulla casa, la tredicesima mensilità della maggior parte degli italiani è transitata sul conto corrente solo per qualche breve istante prima di volatilizzarsi. Imu, bolli auto, canone tv, rate del mutuo e bollette arretrate, che non pochi hanno, hanno prosciugato quello stipendio in più, una volta destinato a regali e spese natalizie. A fare i conti salati di questo Natale di crisi nera ci hanno pensato tra gli altri le associazioni dei consumatori. «Il 2012 è stato un anno terribile e finisce ancora peggio: le imprese non hanno liquidità, non pagano le tredicesime o le pagano più tardi, alcune addirittura non pagano gli stipendi. E l'Imu è stata la mazzata finale per i consumatori», ha detto qualche giorno fa Pietro Giordano, segretario Adiconsum. In affanno, secondo Giordano, è soprattutto il ceto medio: «In Italia ogni anno ci sono 38 miliardi di crediti inesigibili per le imprese: l'80% di questi crediti consiste in utenze domestiche (luce, acqua, gas, spazzatura), mutui e prestiti personali». E il 2013, stando alle previsioni delle associazioni consumatori, sarà un anno anche peggiore degli altri, perché a quel "tesoretto" di liquidità delle famiglie si è già attinto in questi anni di crisi. E veniamo al Natale 2012, bollato come uno dei più "magri" della nostra storia recente. Secondo un sondaggio di Confesercenti-Swg, gli italiani spenderanno nell'ultimo mese dell'anno circa 10,7 miliardi, contro gli 11 miliardi del 2011. Mentre per i regali quasi sette italiani su dieci (il 68 per cento) risparmieranno, spendendo meno dell'anno scorso. Regali poco costosi dunque, ma almeno dalla tavola si reclamano gratificazioni. Un'indagine Ipso, commissionata dalla Cna (la confederazione dell'artigianato e della piccola media impresa), rileva che il settore meno colpito dal taglio delle spese è quello alimentare. Il 72 per cento del campione intervistato dichiara che non vuole farsi condizionare troppo dalla crisi, nonostante il 35 per cento preveda di spendere meno dell'anno scorso. Panettone, pandoro e spumante: tutti prodotti della tradizione cui i consumatori non intendono rinunciare. E non basta che rappresentino il Natale, devono anche essere artigianali. Se il 92 per cento dei giocattoli può anche essere acquistato nel circuito della grande distribuzione, per i cibi sono d'obbligo qualità e ricercatezza. Nel complesso i prodotti di origine artigianale subiranno una contrazione, a causa del prezzo (57 per cento) e della reperibilità (26). Quindi, si compra un panettone in meno, ma deve essere artigianale. Nel settore dell'igiene e della persona si prevede un taglio delle spese per il 44 per cento degli intervistati, nonostante un boom degli acquisti nella fascia tra i 18 e i 34 anni. Giù anche le spese per la casa: il 53 per cento spenderà meno dello scorso anno, con punte del 59 per l'arredamento. Quello che crolla del tutto è l'indice sul clima di fiducia personale: l'Istat sentenzia che siamo passati da 90,9 a 90,7. Il peggior dato dal 1996.