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Pescara, 19/12/2025
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Data: 23/12/2012
Testata giornalistica: Il Messaggero
Rissa nella Lega su Lombardia e politiche e Albertini sfida Silvio: non mi ritiro

MILANO Pareva partita prima di tutti, la Lega Nord: primarie (si fa per dire) nei gazebo già a ottobre, Maroni candidato alla guida della Lombardia, tutti gli altri ad arrancare. Poi è venuta fuori la questione delle alleanze e ad arrancare ora è la Lega costretta a decidere dopo che gli altri avranno deciso: «Da soli o col Pdl? Farò sapere tutto il 28 dicembre» giura il segretario padano. Ma a condizione che il giorno 28 Monti non abbia ancora annunciato le proprie intenzioni e, di conseguenza, neanche Berlusconi.
Nella Lega la situazione è confusa. Maroni vuole essere eletto governatore della Lombardia e sa che senza il sostegno del Pdl l’impresa è ardua. Il Cavaliere, in cambio dell’appoggio, chiede un accordo per le politiche. Bobo è disposto ad accettare invocando la ragion di stato: «Io in Lombardia ci metto la faccia, una sconfitta sarebbe terribile per me e per tutti». Altri invece sostengono che sponsorizzare Berlusconi per palazzo Chigi significa perdere i pochi voti rimasti al Carroccio.
L’INCOGNITA ALBERTINI

I veneti guidati da Luca Zaia sono i più decisi a respingere le lusinghe berlusconiane. E adesso a loro si sono aggiunti i dissidenti, ovvero i fedelissimi di Umberto Bossi. «Se Silvio fa il candidato la nostra gente non capirebbe. E dovremmo andare da soli» ha insinuato il senatùr. Del resto ai bossiani di perdere la Lombardia importa poco visto che a lasciarci le penne sarebbe il detestato Maroni. Il quale, però, in quanto segretario ha potere assoluto di decisione sulle alleanze.
La vera incognita del giorno è rappresentata da Gabriele Albertini. I patti fra Bobo e il Cavaliere stabilivano che da Arcore sarebbe partita un’offensiva per indurre l’ex sindaco di Milano a ritirarsi dalla corsa per il Pirellone. Albertini ha reagito all’offensiva scrivendo a Berlusconi: «Non mi ritiro per nessuna ragione». E ha aggiunto un sibillino grazie «per la generosa offerta di essere capolista al Senato per il pdl, offerta che devo rifiutare».
GUERRA DI SONDAGGI

Con l’ex sindaco in corsa, piuttosto popolare nel centrodestra, le probabilità di vittoria di Maroni si riducono. Tant’è che i due già hanno ingaggiato una guerra di sondaggi. Dice il capo leghista: «Albertini è al 7 per cento secondo l’Swg. Insignificante, dunque». Replica l’altro: «I miei sondaggi dicono che io sono secondo dietro Ambrosoli del centrosinistra. Bobo è terzo, con distacco. Io posso vincere. Lui no». Convinzione diffusa anche fra alcuni leghisti, compreso il senatore bossiano Giovanni Torri. Che prevede: «Alla fine Maroni sarà costretto a far correre la Lega da sola».
L’apparato del Cavaliere si dice certo, invece, che alla fine i padani accetteranno di allearsi con loro malgrado l’ingombrante Albertini. Non a caso gli uomini di Arcore si affannano a scaricare l’ex sindaco. «Il nostro candidato è Maroni» proclama l’ex ministro Paolo Romani. Sapendo che se dicesse il contrario l’addio della Lega al Pdl sarebbe inevitabile e necessario.

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