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Data: 23/12/2012
Testata giornalistica: Il Centro
Legge elettorale, province, partiti: le incompiute della legislatura

Sono le incompiute della legislatura che se ne va: quelle proposte di legge che erano all’esame delle aule e delle commissioni e che ora resteranno chiuse per chissà quanto nelle scrivanie del Parlamento. Il bilancio delle occasioni mancate non può che partire dalla riforma elettorale. Nonostante i ripetuti e pressanti interventi di Giorgio Napolitano, i senatori della commissione Affari Costituzionali, che avevano tra le mani la patata bollente, hanno dovuto gettare la spugna. Non ce l’ha fatta a uscire dal limbo delle eterne discussioni nemmeno il taglio del numero di deputati e senatori anche se un accordo di massima era stato anche trovato (508 deputati e 254 senatori, con una sforbiciata di 168 unità). Stessa sorte per l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, quello sui partiti politici, per darsi regole certe per assicurare la democrazia interna e la trasparenza sulle loro risorse economiche. A finire sul binario morto è stato anche il taglio delle province a 51 di fronte alle proteste dei loro amministratori locali. E chi sperava in un giro di vite sul falso in bilancio si è dovuto rassegnare alla lenta agonia del disegno di legge in commissione Giustizia. Anche sul tema dei diritti non si contano i fallimenti. È il caso della legge sulla cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia, bloccata dal no di Pdl e Lega. Il divorzio breve (tre anni di separazione invece di cinque) non ha avuto un destino diverso. Nel dimenticatoio sono finite anche le proposte di legge per la regolamentazione delle unioni gay e quella sul testamento biologico. Fine ingloriosa anche per la legge sulle misure alternative al carcere, che avrebbe potuto dare una boccata d’ossigeno alle carceri che scoppiano per il sovraffollamento.

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