Falsi contatti e corto circuito causati da infiltrazioni d’acqua e scatole porta pulsanti danneggiate. Sottostrutture vetuste, al limite del collasso. L’ipotesi sulla presunta manomissione, in merito agli incidenti accaduti venerdì scorso alla metro B, che hanno mandato in tilt la linea che va da Lauerntina a Rebibbia lasciando a piedi migliaia di persone, perde forza. Si fa largo un’altra possibilità che non contempla alcuna azione di presunti sabotatori. Di mezzo ci sarebbero i mancati investimenti sulle manutenzioni. Un’operazione che nell’ultimo anno e mezzo ha di fatto bloccato tutti gli interventi manutentivi. Il motivo? Far quadrare i conti di bilancio, dove compare la voce «tagli» per minori servizi. Decine di milioni di euro risparmiati, che avrebbero portato la metro al collasso, indebolendo il sistema con un pesante impatto sulle infrastrutture. Salvi, però, i conti. Salva la politica e le teste dei dirigenti. Almeno finora.
L’ANALISI
A spiegare cosa sia potuto accadere venerdì scorso sono alcuni tecnici di Atac, esperti nel sistema manutentivo. Il 21 dicembre nella centrale Dco (direzione centrale officine, dove viene gestita la manutenzione) di Garbatella e nel reparto Dce (direzione centrale elettrica, che gestisce la rete dei cavi aerei d’alimentazione) arrivano allarmi discontinui che indicano l’azionamento dei pulsanti di emergenza lungo le banchine e le gallerie, si tratta di falsi contatti provocati dalle infiltrazioni d’acqua. Questi pulsanti-interruttori comandano l’apertura degli interruttori generali, ovvero degli apparati che alimentano l’intera rete che aprono e chiudono il circuito. Sarebbe un po’ come versare un bicchiere d’acqua sopra una presa di corrente di casa: salterebbe il salvavita per interrompere il corto circuito. Così è accaduto pure alla metro. La corrente è mancata in modo discontinuo e i treni hanno continuato a marciare, fino ad arrivare in 5 convogli ad occupare una sola tratta di alimentazione. Ed è qui che è accaduto il secondo inghippo. I 5 treni hanno prodotto un sovraccarico all’apertura della corrente e la linea è stata disalimentata. Un altro treno in transito in una linea alimentata è stato fatto passare dalla Dct (direzione centrale tecnica, che gestisce i convogli) su quella dei 5 treni fermi e il sistema è andato in tilt. Fortunatamente, però, l’arco elettrico - spiegano i tecnici - avrebbe reciso solo uno dei due fili, consentendo un rapido ripristino.
LE DENUNCE
Intanto spunta una relazione stilata nel 2010 dall’allora dirigente industriale, Marco Coletti, consegnata non solo ai due amministratori delegati dell’epoca, ma pure ai funzionari della mobilità del Comune di Roma, perfettamente informati. «Nell’indagine tecnica - racconta Coletti - avevamo ricostruito i problemi della metro B e B1. Spiegando che era necessario intervenire con un piano d’investimenti per lavori indispensabili di manutenzione alle sottostazioni elettriche. Da almeno 10 anni si faceva davvero poco». Proprio lungo le tratte dove il 21 dicembre la metro è andata in tilt. «Nel documento - continua l’ex direttore industriale - osservavamo, inoltre, che la B1 non poteva essere aperta. O meglio che non poteva andare a regime e che sarebbe stato meglio tenere in servizio anche i mezzi di superficie». Una relazione, quella di Coletti, che potrebbe far comodo alla procura, che comunque sull’incidente del 21 non ha aperto alcuna inchiesta, visto che Atac non ha comunicato denuncia formale. Anche ieri, intanto, il servizio sicurezza di Atac non ha trovato alcuna manomissione lungo le gallerie. L’ultimo sabotaggio era accaduto nel 2009, quando erano state trovati dei bulloni di sostegno della linea aerea tranciati. Una manomissione, reale, che aveva causato l’allentamento dei cavi e caduta della linea. Ma a quanto pare non è questo il caso.
L’ad Diacetti assicura: «Presenterò io stesso l’esposto in Procura»
L’esposto alla procura della repubblica sarà presentato nei prossimi giorni, «quando il quadro sarà più chiaro». Dopo aver parlato apertamente di sabotaggio per il blocco della linea B della metropolitana di Roma e di due pulsanti di emergenza azionati contemporaneamente venerdì mattina, ieri l’Atac ha chiarito che per l’avvio dell’indagine penale bisognerà aspettare ancora qualche giorno: «In relazione a notizie pubblicate da alcuni organi di stampa - si legge nella nota diffusa ieri pomeriggio - secondo cui l’Atac non avrebbe ancora presentato alla procura della repubblica alcun esposto relativo ai fatti avvenuti sulla linea B della metropolitana il 21 dicembre, si precisa che la denuncia sarà presentata personalmente dall’amministratore delegato, Roberto Diacetti, nella prima data utile concordata con l’autorità giudiziaria, al fine di mettere a disposizione degli inquirenti i risultati delle verifiche e degli approfondimenti condotti e le prime conclusioni della commissione tecnica d’inchiesta avviata dal direttore d’esercizio».
IL REATO
La relazione potrebbe arrivare in procura già la prossima settimana. Fin da venerdì scorso, infatti, il procuratore aggiunto Roberto Cucchiari si era detto disponibile a valutare quanto accaduto, mettendolo in relazione al già avviato fascicolo per interruzione di pubblico servizio dedicato ai furti di rame avvenuti sulla linea che collega la città al litorale. In realtà, non è neppure detto che l’ipotesi di reato resti la stessa. Se, come appare dalle prime indiscrezioni, fosse confermato che a causare l’azionamento del pulsante di emergenza è stata un’infiltrazione d’acqua, l’indagine potrebbe virare sullo stato di sicurezza della rete metropolitana e sui sistemi di sicurezza messi a punto dalla stessa Atac. L’inchiesta potrebbe finire dunque con l’intrecciarsi con quelle sugli appalti concessi negli ultimi anni, sia con questa sia con la precedente gestione e che vedono impegnati tre pm (Francesco Dall’Olio, Laura Condemi e Ilaria Calò) tutti del pool sui reati contro la pubblica amministrazione.
Anche polizia, carabinieri e vigili del fuoco aspettano le indicazioni della procura prima di avviare i controlli, tanto più che per il momento dall’azienda dei trasporti non è arrivata nessuna comunicazione. Neppure venerdì mattina, quando l’emergenza sembrava effettiva e il rischio di sabotaggio credibile, era arrivata nessuna telefonata. Né al 113, né ai carabinieri e neppure ai vigili del fuoco, mentre la polizia si è limitata a gestire il deflusso dei passeggeri evacuati dalla stazione Tiburtina e da alcuni vagoni fermi sui binari.