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24/12/2012
Corriere della Sera
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I miracolati dell'Ataf. Per anni malati, ora vogliono guidare. Proprio mentre la nuova proprietà annuncia esuberi tra i non idonei: è corsa a salvare il posto. Una decina di ex autisti, in ufficio per malattia, chiedono ora di tornare sul bus |
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In poche settimane, subito dopo la vendita ai privati, è arrivata una sorpresa in Ataf. Una decina, forse qualcuno di più, degli autisti passati ad altre attività perché «inidonei» per motivi di salute, ha fatto richiesta per tornare a guidare i bus. La voce, rimbalzata in Palazzo Vecchio, viene confermata da fonti sindacali. E li hanno già battezzati: i «miracolati». Anche se sempre i sindacati fanno presente: c’è chi preferisce lavorare col mal di schiena, che perdere il lavoro. Perché la loro scelta arriva dopo altri «rumors», confermati nell’incontro con la nuova proprietà, l’associazione temporanea di imprese nata tra BusItalia (Ferrovie), Cap e Autoguidovie e guidata dall’ad Renato Mazzoncini.
Cioè che gli esuberi, ancora non quantificati completamente dai vertici della Spa ormai completamente privata, tra i 1.400 dipendenti si sarebbero concentrati su amministrativi, operai della manutenzione, controllori: insomma, non sugli autisti. Miracolati a parte, il primo incontro, martedì scorso, in cui la nuova Ataf privata ha presentato un parziale quadro del suo piano industriale ha generato preoccupazione tra i lavoratori e reazioni dal mondo politico. «Non essendo più proprietari, noi rispettiamo le decisioni della nuova compagine» ha subito mandato a dire il sindaco Matteo Renzi, convinto che «i nuovi soci hanno aperto un ragionamento con le forze sindacali: vedrete che nel corso delle prossime settimane sarà chiaro come, mi riferisco agli autisti in particolar modo, il processo che è iniziato sia anche un processo di cambiamento delle abitudini, e quindi non si ragioni — ha detto sempre Renzi — in termini di esuberi o non esuberi, ma in termini di riorganizzazione».
E comunque, hanno affermato Renzi come l’assessore Massimo Mattei, il Comune è pronto a «aprire tavoli di confronto: ma per quello che mi risulta la proprietà di Ataf sta facendo una serie di offerte e proposte di riorganizzazione del servizio, e spero che si trovino gli accordi necessari». «Il piano di esuberi alla fine sarà sicuramente inferiore alla quota di 194», è convinto Mattei. La pensano diversamente i sindacati: la Cgil e la Faisa ribadiscono che quella è la cifra calcolata in base alle dichiarazioni dell’azienda. I Cobas si presentano sotto Palazzo Vecchio per contestare il sindaco: «Sei ridicolo Adesso!», lo striscione esposto mentre in Salone dei 500 si tenevano i consueti auguri di Natale. Ma anche dall’opposizione in Consiglio comunale arrivano strali al sindaco sulla vicenda Ataf. Parte Ornella De Zordo, capogruppo PerUnaltracittà in Consiglio comunale: «Inserire nel bando (di vendita dell’Ataf ai privati ndr) la clausola sociale, ovvero salvaguardare i posti di lavoro, avrebbe abbassato il prezzo di vendita, così il Comune di Firenze, in particolare il sindaco Renzi, d’accordo con il presidente liquidatore Bonaccorsi, hanno scelto consapevolmente di alzare il prezzo in cambio della pelle di duecento lavoratori Ataf».
Anche per Tommaso Grassi, consigliere comunale di Sel, gli esuberi sono «un dramma sociale la cui causa è il Comune e la coppia che risponde al nome di Renzi e Bonaccorsi». Dalla Regione, parla la capogruppo Fds-Verdi, Monica Sgherri. «Altro che barzelletta!», attacca, ricordando le risposte piccate da parte di Renzi e Bonaccorsi quando i sindacati parlavano di esuberi prima della privatizzazione. Ed anche i colleghi provinciali Calò e Lorenzo Verdi, aggiungono: «Ecco gli effetti della privatizzazione di Ataf: 194 esuberi, aumento del biglietto fino a euro 1,50, più del 10% sugli abbonamenti. Un piano di macelleria sociale».
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