Il timore di un partito schiacciato a sinistra. Pronti al grande salto
IL RETROSCENA
FIRENZE Roberto Reggi, capo della campagna elettorale di Renzi alle primarie, sdrammatizza così la situazione: «La conferenza stampa di Monti? Sembrava la somma degli interventi ascoltati sul palco della nostra Leopolda». Una battuta, la sua, per rimarcare certe affinità elettive tra Matteo e il Professore, ma soprattutto per esorcizzare i tormenti di tanti renziani pronti al grande salto se «il Pd di Bersani archivierà l'agenda Monti a favore di Vendola e della Cgil», ragiona ancora l'ex sindaco di Piacenza. Tra falchi e colombe, infatti, l'aria che fa capo al sindaco di Firenze sta passando giorni di fibrillazione, ma anche un po' di solitudine dopo che il rottamatore è ritornato a tempo pieno in Palazzo Vecchio con la fascia tricolore al collo.
Da ieri, intanto, il dilemma è ancora più incalzante: continuare una battaglia di minoranza all'interno del partito oppure trovare riparo sotto il loden dell'ex preside della Bocconi semmai «salirà in campo»? La pattuglia di renziani in lizza alle primarie per il parlamento opta per la prima soluzione. Giorgio Gori, a caccia di preferenze nel collegio della sua Bergamo, dice: «Sono sicuro che il Pd non sacrificherà quel capitale di consensi e sensibilità aggregato da Matteo. Se valorizziamo - ipotizza l'ex uomo Fininvest - la spinta riformista voluta dal 40% di elettori di centrosinistra non ci saranno emorragie verso Monti, ammesso che poi l'ex premier decida bene cosa fare».
IL CONSENSO DEL PAESE REALE
Di sicuro, però, la «modalità off» tenuta da Renzi in questo periodo «non aiuta», si lascia sfuggire l'ex spin doctor. Da Palazzo Vecchio, infatti, informano che il sindaco rimarrà nella sua Rignano sull'Arno per le vacanze in famiglia, poi si riaffaccerà a ridosso delle primarie del 30 per dare una mano (tipo al vicesindaco Nardella e all'assessore Di Giorgi), per passare infine i primi dell'anno un po' di giorni sulla neve con moglie e figli. Stop. Ma mentre lui sarà a sciare c'è da prevedere una slavina tra i suoi? «Occorre essere sinceri - continua Reggi -: per tanti di noi Monti potrebbe essere un approdo inevitabile se il Professore dovesse fare il grande passo e se, soprattutto, il Pd dovesse strizzare l'occhio alle politiche economiche di Fassina». Ciò che preoccupa di più l'arcipelago del rottamatore non sono le figurine dei parlamentari malpancisti e filo-montiani dati in uscita (Ichino, Ceccanti, Morando) ma «i consensi del paese reale», per dirla con il deputato Mario Adinolfi. Che spiega: «Non serve un Pd contro-riformista, non voglio vedere rinnegato il mio lavoro di questi mesi nel corso dei quali ho votato con convinzione i provvedimenti del governo. La palla ora è in mano a Bersani: ci dica cosa vuole fare».