«I giovani non devono accontentarsi di un lavoro qualsiasi Tocca a noi sostenerli»
PESCARA Sale sulla gru biancazzurra che lo solleva di un paio di metri da terra e la sua verve comica prende il sopravvento. «Non posso respirare sennò questo coso traballa!». È questo l’esordio pescarese di Beppe Grillo, il leader del Movimento 5 stelle che ieri pomeriggio ha infiammato gli animi di diverse centinaia di persone a piazza Sacro Cuore. Senza voce ma ugualmente loquace, Grillo attacca: «In tre anni, senza soldi, siamo diventati la seconda forza politica del Paese e, forse, la prima. Non voglio guardare i sondaggi perché non ci credo. Alcuni politici però hanno detto che bisogna fare una legge per fermarci, altrimenti rischiamo di arrivare all’80 per cento». E poi ancora. «Non sono qui per chiedervi il voto, ma per fare un’operazione di democrazia: invitarvi a firmare per consentirci di partecipare alle elezioni». Grillo contesta l’election day con l’accorpamento di politiche e regionali, e anche la scelta di febbraio per le votazioni. «Non so se ce la faremo a presentarci», dice, «hanno paura di noi e hanno fatto una legge straordinaria, piena di trappole: il mio avvocato ci è finito in analisi!». Tra battute dissacranti e temi caldi come la crisi, il disagio giovanile e la disoccupazione, Grillo è un fiume in piena. «Appena le banche francesi e tedesche avranno ripreso il loro debito, noi possiamo anche fallire che non gliene frega più niente a nessuno. Noi siamo come la Grecia, come la Spagna, come l’Irlanda». Il leader del Movimento 5 Stelle lancia il suo affondo sul governo Monti: «Il “curatore fallimentare” è stato mandato perché metà del debito era in mano alle banche tedesche e francesi; se fallivamo noi falliva l’Europa, bisognava correre ai ripari. Eppure», continua, «nel 2011 i conti dello Stato erano perfetti: avevamo speso meno di quanto incassato e potevamo contare su 16 miliardi di euro di attivo. Solo che, quell’anno, ne abbiamo pagati 75 di miliardi per gli interessi sul debito pubblico. Dagli anni ’80 ad oggi abbiamo messo da parte un tesoretto, come il buon padre di famiglia, di 480 miliardi di euro, ma ne abbiamo spesi 2.250 di interessi sul debito». E poi un ritorno ai temi forti dell’origine del movimento: ambiente e inquinamento. «Nel fiume Pescara avete il cloroformio! Dobbiamo difendere coi denti il territorio in cui viviamo, perché è l’unica risorsa che abbiamo. E se non lo difendiamo per noi, dobbiamo farlo per i nostri figli e nipoti». All’attenzione dei giovani, parole di sostegno e un’idea che ci distingue negativamente dai Paesi del Nord Europa. «L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, lo dice la Costituzione, ma si sono dimenticati la parola “retribuito”! I nostri giovani se ne vanno perché non è giusto che se ti laurei e prendi un master tu ti debba accontentare di lavorare in un call center. Non possiamo trattare così i nostri giovani. I Paesi normali trovano un modo per sostenerli con almeno mille euro al mese per un paio di anni, perché possano realizzarsi. Succede in Belgio, dove sono stati due anni senza governo e il Pil è aumentato, vorrà pur dire qualcosa!». Grillo afferra una bottiglia d’acqua e la svuota sui propri sostenitori: «Io vi benedico e vi battezzo come nuovo popolo!». Poi torna serio. «Non servono gli eserciti per mettere sotto un popolo, basta tenere la gente nell’ignoranza. Siate curiosi, alzate il sedere dalla tv e diventate cittadini. Come ho fatto io, che mi sono alzato dalla poltrona e sono rinato». E poi via, verso un’altra piazza e un’altra gru.