Nemmeno la condanna dei giudici riesce a far adeguare il servizio di trasporto pubblico alle esigenze dei disabili. Nonostante la prima sezione civile del Tribunale di Roma, con sentenza dell’11 ottobre 2011, abbia ordinato a Cotral spa (società che gestisce le linee extraurbane della regione Lazio) di «mettere a disposizione degli utenti, entro il termine di sessanta giorni, mezzi di trasporto accessibili alle persone con disabilità nella tratta Roma-Genazzano», ancora nulla è stato fatto.
POCHI MEZZI REGOLARI
Su 1.782 bus della flotta Cotral, soltanto 180 sono attrezzati con la pedana. «Da questo 10% bisogna poi escludere i mezzi in cui le rampe non funzionano», precisa l’avvocato Alessandro Bardini di Fiaba (Fondo italiano abbattimento barriere architettoniche). È passato più di un anno da quando il giudice monocratico ha accolto il ricorso presentato dall’ufficio legale dell’associazione per la difesa dei disabili, per conto di un uomo originario della Libia, costretto sulla sedia a rotelle con un’invalidità del 100%. Il 14 aprile dello scorso anno, Esharef, dovendo recarsi a Genazzano, con partenza dal capolinea di Anagnina, chiamò il numero verde dell’azienda di trasporti per prenotare il servizio. La risposta dell’operatore: «Non sono disponibili mezzi idonei ai disabili non deambulanti». Un comportamento indirettamente discriminatorio, secondo il giudice, che ha condannato Cotral a risarcire i danni morali per il senso di disagio e turbamento causato. La legge numero 67 del primo marzo del 2006 tutela, infatti, il principio della parità di trattamento e delle pari opportunità delle persone diversamente abili. In base a tale principio, si ha discriminazione anche quando una persona con disabilità viene messa in una posizione di svantaggio rispetto alle altre. Quello che è successo ad Esharef.
LE ACCUSE
«La Cotral spa non ha provveduto in alcun modo a rendere i pullman accessibili – si legge nel ricorso presentato dai legali del disabile – ledendo in questo modo l’autostima del soggetto diversamente abile, costretto ad umiliarsi mendicando l’aiuto dei passanti per salire sul mezzo o, in alternativa, a fare a meno del servizio pubblico».
LA LEGGE
Eppure già a partire daL 1992, la legge numero 104 obbliga la pubblica amministrazione a omologare gli autobus urbani ed extraurbani per garantire alle persone con invalidità la possibilità di muoversi liberamente sul territorio, alle stesse condizioni degli altri cittadini. Come d’altronde prescrive anche la Convenzione Onu sui diritti dei disabili, ratificata in Italia nel 2009. «Abbiamo avuto tre incontri con l’azienda di trasporto regionale, ma finora non è stato risolto il problema – spiega l’avvocato Bardini – Ci sentiamo veramente presi in giro. Per questo motivo, arrivati a questo punto, faremo mettere in esecuzione la sentenza». Sentenza puntualmente confermata anche in secondo grado dalla I sezione civile del Tribunale di Roma in composizione collegiale. «La condotta discriminatoria – scrivono i giudici rigettando il reclamo presentato proprio dal Cotral – emerge in modo indiscutibile». A questo punto, considerato che soltanto un autobus extraurbano su dieci che gira nel Lazio è attrezzato con pedane, è facile immaginare che ci siano molti altri Esharef a cui viene impedito l’accesso sui mezzi pubblici, e così in molte altre tratte.