Massimo due legislature per i candidati, due deroghe a partito
ROMA Sfondo bianco, una pennellata di tricolore, la scritta «Scelta civica con Monti per l’Italia». Ecco il simbolo presentato ieri dal premier all'Hotel Plaza. Gli elettori lo troveranno sulla scheda per la Camera affiancato a quelli dell'Udc e di Fli su cui mancherà il nome del Professore. Al Senato, lista unica, stesso simbolo ma dicitura più breve: «Con Monti per l’Italia».
«Spero che questa iniziativa che nasce oggi, contribuisca a una politica migliore e possa riavvicinare tanti cittadini italiani che si erano allontanati dalla politica», così ha detto Monti spiegando che la lista alla Camera sarà riservata unicamente alla società civile. Quindi i fuoriusciti di Pdl e Pd, che si sono avvicinati al progetto del premier, saranno con ogni probabilità candidati nel listone unico di palazzo Madama. Società civile ma anche criteri rigidi di selezione. «Saranno criteri più esigenti rispetto alla normativa sull'incandidabilità», ha spiegato Monti. Il quale poco più tardi dirà: «Non sarò ministro in altri governi». Ovvero spegne le voci di chi lo immagina super-ministro dell’Economia in un eventuale governo Bersani. Ma soprattutto ha confessato, a proposito della sua iniziativa: «Io non ho passione politica. Ho scelto con la testa e non con il cuore».
FINI E CASINI
«La lista alla Camera dell’Udc immagino che avrà il nome di Casini; quella di Fli immagino che avrà il nome di Fini»: è ancora Monti che parla. E poi: «I criteri di candidabilità saranno validi senza distinzioni di lista. Posso anticipare che saranno più esigenti rispetto alla normativa vigente» e riguarderanno «condanne e processi penali in corso, conflitti di interesse, antimafia, con riferimento al codice deontologico della Commissione antimafia, limiti che riguardano l'attività parlamentare pregressa, con un massimo di due deroghe per ciascuna lista, ovviamente per le liste in cui saranno ammesse persone che hanno già svolto attività parlamentare». Al netto delle deroghe, non potranno essere messi in lista coloro che hanno già fatto due legislature.
IL NOME
Il fatto che Monti usi il proprio nome nella lista viene criticato subito sia a sinistra - Franceschini e altri - sia a destra: Cicchitto, Corsaro e altri. Ma il Professore è determinatissimo: «I nomi dei candidati arriveranno entro martedì». E ancora: «Non vedo i motivi e non prendo in considerazione l’ipotesi di dimettermi da senatore a vita». Come gli ha chiesto Berlusconi. «Ma ha detto veramente così?», finge di stupirsi il premier intervistato in serata a Otto e mezzo su La7. Lui non avrebbe voluto «salire» in politica ma lo ha fatto. E spiega perchè: «Sono arrivato a questo perchè ho visto all'opera il sistema politico italiano in questo anno. Abbiamo visto che ha grossi limiti. Tanto che si è rivolto ad un estraneo per risolvere una situazione di grave crisi». Presentando il simbolo ha insistito sulla necessità di «ricollegare i cittadini con la politica». Non vuole rinchiudersi nella sua «nicchia dorata di senatore a vita» per dare una scossa al Paese: «Non mi andava di lasciare campo a una situazione polarizzata su posizioni un pò populiste che non vivono in modo naturale appartenenza dell'Italia in Europa e che danno più peso a interessi di breve periodo». Oggi intanto, così ha annunciato via Twitter, risponderà alle domande che gli verranno inviate sul social network.
L’Economist critico «Così rischia di destabilizzare»
«Paradossalmente, è il rassicurante Monti che molto probabilmente potrebbe causare un risultato instabile» alle prossime elezioni, «nella forma di un Senato sospeso». È quanto sottolinea il settimanale britannico The Economist soffermandosi sulle elezioni italiane e sull'eventualità che, dopo l'ingresso in campagna elettorale del Professore, dal voto di febbraio esca un Senato spaccato. Con un simile risultato, «comunque, Monti sarebbe capace di offrire i suoi servigi a Bersani come partner di una coalizione e, soprattutto, come contrappeso alla sinistra radicale», evidenzia l'articolo, intitolato «Tenere sotto controllo la sinistra radicale» e preannunciato da una vignetta raffigurante Monti e Berlusconi pronti a fare a pugni mentre Bersani sorride soddisfatto in disparte.