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Data: 05/01/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Lombardia, corsa a 3 Albertini (con Monti) divide il centrodestra. Lega-Pdl cercano l’accordo ma pesano le divisioni nazionali Il candidato del centrosinistra in vantaggio nei sondaggi

MILANO Gabriele Albertini, il candidato della discordia. Non tanto (e non solo) perché al momento divide senza possibilità di ricucite la squadra di governo regionale che ha guidato la Lombardia fino al 2012. Ma anche perché - all'indomani dell'endorsement di Mario Monti che ha dichiarato: «Lo vedrei bene alla guida della Lombardia» - ridisegna equilibri e geometrie di un centrodestra che nella regione più produttiva d'Italia cerca faticosamente di ricomporre i pezzi della sua identità in frantumi. L'entrata a gamba tesa di Monti nella politica lombarda ha avuto come primo effetto quello di sancire la rottura ufficiale tra Albertini e Berlusconi: il Cavaliere, che fino all'ultimo ha provato a "comprare" l'ex sindaco di Milano offrendogli persino un posto da capolista nel Pdl e un ministero pur di convincerlo ad abbandonare la corsa elettorale, ha dovuto incassare un nuovo colpo basso nella partita lombarda. Il secondo effetto, infatti, è stato quello di aumentare la distanza fra la Lega Nord e il centrodestra. Roberto Maroni, che forte del sostegno di Berlusconi punta alla poltrona più alta del Pirellone, ha replicato durissimo alle parole del Professore: «Monti sostiene Albertini? Li manderemo a casa entrambi». In questa partita a scacchi, tuttavia, ci sono molte altre pedine i cui movimenti non sono del tutto prevedibili. Fondamentale sarà il ruolo del movimento cattolico di Comunione e Liberazione che, sebbene non prenda ufficialmente posizione, sembra simpatizzare per l'asse Monti-Albertini. Alcuni ciellini influenti, come l'europarlamentare del Pdl Mario Mauro, addirittura lo appoggiano apertamente: «Gabriele è il candidato che ha più speranze di vincere». Albertini da molti è visto come la continuità con il ventennio formigoniano targato Cl, non a caso tra i suoi sostenitori della prima ora c'è proprio l'ex governatore lombardo: non è un segreto infatti che lo stesso Formigoni appoggi Albertini. Ad affrettarsi sotto l'ombrello del "piccolo professore" ci sono ovviamente anche gli uomini della destra meno berlusconiana: dal fuoriuscito Giorgio Stracquadanio al finiano Giuseppe Valdiatara, fino a Bernardo Caprotti il patron di Esselunga. Gli ultimi arrivati, in ordine cronologico, sono quelli dell'Udc lombarda che subito dopo le dichiarazione di Monti hanno ufficializzato il loro sì ad Albertini, portando così a compimento una "piroetta" politica che ha visto il partito centrista a livello regionale prima puntare il dito contro gli scandali della giunta Formigoni e adesso tornare nello stesso recinto insieme all'ex numero uno della regione. Sebbene gli eretici nel Pdl non manchino - tra questi, oltre a Mauro e Formigoni, anche Paolo Valentini, ex capogruppo al Pirellone che ha definito la candidatura Albertini «un'opportunità interessante per l'elettorato moderato», oltre a diversi esponenti pidiellini di Varese e al presidente della Provincia di Cremona, Massimiliano Salini - i vertici del partito sono per l'appoggio incondizionato a Maroni, secondo il diktat del leader: «Il progetto di Gabriele Albertini è incompatibile con quello del Popolo della Libertà - ha spiegato il coordinatore regionale del Pdl Mario Mantovani - sarebbe auspicabile che ne prendessero atto tutti coloro che nel nostro partito fino ad oggi hanno preferito non volerlo capire». Sulla stessa lunghezza d'onda anche gli ex An: «Nei mesi scorsi - ha dichiarato Ignazio La Russa - ho creduto che Albertini potesse essere il candidato di un largo schieramento di centrodestra, ma credo che lui non l'abbia mai voluto». A meno di due mesi dalle elezioni, dunque, nel centrodestra governa ancora il caos e l'esperimento "in provetta" della Lombardia non sembra dare i frutti sperati per le strategie a livello nazionale. Il primo a fregarsi le mani è Umberto Ambrosoli, candidato del centrosinistra, che contro Albertini e Maroni divisi avrebbe più chance di vincere. Gli ultimi sondaggi lo danno in testa, seguito dal leader della Lega Nord. Ma con la salita in campo di Monti anche nel Pd comincia a serpeggiare qualche preoccupazione in più, sebbene al momento si ostenti tranquillità: «Quella del Professore è stata una scelta di conservazione - ha detto il segretario regionale del Partito Democratico Maurizio Martina - l'unica vera novità in campo rimane quella del quarantenne Umberto Ambrosoli».

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