Profumo, Balduzzi, Moavero nella lista civica. Bongiorno scioglie la riserva sul Lazio. Il ministro Catania si presenta con l’Udc. Lusetti si sacrifica. Adinolfi resta fuori
IL RETROSCENA
ROMA Definito l’attacco a tre punte, pur se con qualche mugugno interno, ieri pomeriggio Monti, Casini e Fini si sono ritrovati per mettere a punto i criteri delle candidature nelle tre liste della Camera e, soprattutto, in quella unitaria del Senato. La dimestichezza del Professore con gli effetti dell’attuale legge elettorale è relativa e i meccanismi che regolano i resti sono per molti aspetti più complicati di quelli che oliano lo spread. Forse non a caso, sempre ieri, il Professore ha messo la modifica del Porcellum tra i primi punti della sua agenda elettorale.
GLI USCENTI
Fatto sta che ieri i tre leader hanno dovuto calibrare candidature e posti in lista sulla base della corsa a tre liste. Poiché è facile prevedere che a prendere più voti sarà la lista con il nome di Monti nel simbolo, Casini e Fini hanno il non facile problema di recuperare spazi per il gruppone degli uscenti che inevitabilmente rischia di assottigliarsi notevolmente. Nelle intenzioni del presidente del Consiglio le liste si dovrebbero chiudere entro martedì, ma la data è destinata a slittare anche se non troppo perché non c’è molto tempo per la raccolta delle firme.
IL NODO PALAZZO MADAMA
Il Professore si è riservato con Udc e Fli un ruolo di controllo, ma i due partiti hanno già fissato al loro interno regole che dovrebbero metterli al sicuro da cancellazioni dell’ultim’ora. Resta il problema dei posti sicuri che ieri sono stati calcolati dai tre dividendo in più fasce il possibile risultato elettorale della coalizione. Sia Casini che Fini vogliono evitare di inzeppare le proprie liste solo di uscenti e politici di professione lasciando alla lista Monti la rappresentanza della società civile.
I NOMI
L’equilibrio non è facile da ottenere, al punto che non è ancora certo se il generale Domenico Rossi, sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito, correrà alla Camera per la lista di Casini o in quella di Monti e Riccardi, mentre il generale Vincenzo Camporì sembra certo per la lista con il simbolo di Monti. Sicura è invece la presenza nelle liste dell’Udc del ministro dell’Agricoltura Mario Catania. Così come per la lista Monti ci saranno altri esponenti dell’attuale governo come i ministri Moavero, Balduzzi e Profumo.
Il rischio che produca effetti negativi più la corsa solitaria alla Camera della scure di Bondi ha allarmato molti dei parlamentari uscenti e rischia di scatenare effetti competitivi anche in campagna elettorale con Casini che spingerà per drenare il voto cattolico (la Binetti dovrebbe essere capolista alla Camera nel Lazio, in un Umbria e nelle Marche) e Fini accentuerà i toni contro il centrosinistra di Bersani e Vendola. Evitata la messa in un angolo del segretario Cesa, che verrà ricandidato anche a furor di base, l’Udc dovrà rinunciare a Lusetti, Formisano e Carra. Ci sarà Buttiglione a Montecitorio mentre nessun spazio sembra esserci in nessuna delle tre liste per Mario Adinolfi, deputato del Pd e neo-montiano. La trattativa per la lista di palazzo Madama è stata oggetto centrale dell’incontro a tre di ieri pomeriggio. Il mix tra società civile ed uscenti rischia di essere ancora più complicato per il Professore che nella lista bloccata del Senato intenderebbe inserire anche qualche ex pidiellino, ma «ovviamente» hanno sostenuto all’unisono Fini e Casini, «a spese sue». E, in quota Monti, potrebbero finire ex ministri come Frattini e Pisanu. Gli spazi sono infatti pochi, anche perché Udc e Fli contano di spuntare a palazzo Madama ciò che potrebbero perdere alla Camera correndo in proprio. Casini e Fini dovrebbero candidarsi al Senato e con loro Rao e Della Vedova e forse anche l’avvocato Bongiorno. La quale ha sciolto la riserva ed è pronta a candidarsi anche come presidente della Regione Lazio.
Malgrado il susseguirsi di riunioni, e in quella serale è stato confermato che chi ha fatto tre legislature non può tornare in pista, il premier non perde d’occhio le esigenze della campagna elettorale e le percentuali dei sondaggi che in settimana dovrebbero dare qualche dato più certo dopo l’ufficializzazione del simbolo e della composizione della coalizione.