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Pescara, 19/12/2025
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06/01/2013
Il Centro
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Berlusconi, ultimo diktat alla Lega. «Senza accordo cadono le Regioni , per il Carroccio sarebbe un suicidio». Oggi l’incontro decisivo con Maroni |
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ROMA Riagganciare la Lega. Ai blocchi di partenza della corsa elettorale e con Mario Monti lanciatissimo leader dei centristi, l'obiettivo di Silvio Berlusconi è uno solo: recuperare a qualsiasi costo la vecchia alleanza. Oggi con Roberto Maroni ci sarà l'incontro decisivo, con una buona dose di probabilità che l'intesa venga raggiunta. «Spero in una conclusione positiva, sarebbe insensato e suicida se andassero da soli, andrebbero incontro a una sconfitta sicura e anziché uscire rafforzati, finirebbero per essere irrilevanti». L'appello di Berlusconi alla Lega sconfina però nel diktat minaccioso:«Se consegnassero la Regione alla sinistra, cadrebbero anche le giunte regionali di Piemonte e Veneto, e altre 100 amministrazioni del Nord dove ora governiamo assieme». Più che un corteggiamento fa pensare è un pressing pesante. Oltre alla richiesta del 75 per cento delle tasse che i leghisti vorrebbero tenere al nord e che il Pdl mostra di poter gestire, l'altro nodo della trattativa riguarda la distinzione tra candidato premier e leader della coalizione. Un accordo simulato Maroni potrebbe accettarlo: in sostanza uno stratagemma mediatico, utile a giustificare davanti al suo elettorato una nuova alleanza con Berlusconi. Sulla questione della premiership così nessuno cede, vale la scelta salomonica affidata agli elettori e al partito che prenderà più voti. Se dunque la base non alzerà le barricate, il segretario dei Lumbard potrebbe piegarsi, anche se l'ultima parola è affidata al consiglio federale convocato per domani. «Governare la Lombardia per costringere Roma a lasciarci i soldi delle nostre tasse» è il grido di battaglia, lanciato dal capo leghista su twitter, che si spiega così: per prenderci il nord, pronti a nuovi patti con il diavolo. Dunque un'alleanza obbligata per il Carroccio che ha bisogno del Pdl per avere chance nella conquista della Regione Lombardia, e per il Cavaliere che pur con la probabile sconfitta alle politiche, vuole evitare un ruolo marginale nel prossimo Parlamento. Ed ecco svelato il motivo per cui, pur dichiarando che gli avversari di sempre sono Bersani e Vendola, la guerra vera la gioca sul campo dei moderati e il bersaglio preferito è Monti, con Casini e Fini, già ribattezzati il «trio sciagura». Con lui mai più in una grande coalizione, «Monti ha scelto come compagnia i personaggi politici che io ho avuto purtroppo il dispiacere di incontrare» ha detto Berlusconi nel corso della chat con i lettori sul sito del Corriere della Sera. Poi, in serata in un'altra intervista, ha alzato ancor di più i toni contro il governo Monti e bocciato sonoramente la riforma Fornero con una critica che quasi compete con le sinistre radicali: «Ha reso più difficili l'assunzione dei giovani nelle aziende e creato gli esodati. Bisognerà annullarla e farne un'altra e quando saremo al governo torneremo su questi punti». Berlusconi torna capopopolo anche per guardare al fronte del sud, nel segno delle alleanze variabili e geografiche che adottò nella corsa elettorale del 1994. L'accordo con Gianfranco Miccichè è ormai cosa fatta e la lista di stampo meridionalista nascerà proprio con l'obiettivo di arginare l'Udc al sud, riprendersi la maggioranza dei voti siciliani e condizionare PD e Sel al Senato dove il premio viene assegnato su base regionale. Su suggerimento dello stesso Cavaliere, la macchina della coalizione «Grande Sud» sarebbe guidata dal candidato premier Antonio Martino che sta riflettendo sull'offerta. Ancora in dubbio invece la candidatura di Dell'Utri, sulla quale Berlusconi non sembra abbia intenzione di forzare troppo. «Spero che Miccichè lo candidi, sarebbe un arricchimento. È un galantuomo, perseguitato dalla procura di Palermo».
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