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Pescara, 19/12/2025
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Data: 06/01/2013
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alleanze, Berlusconi minaccia la Lega. Accordo vicino: «Sennò, giunte a rischio». E il Cavaliere avverte: sì a un’altra grande coalizione purché senza Mario

Nuovi insulti ai moderati: il presidente del Consiglio, Casini
e Fini sono il trio sciagura. Il leader udc: non mi offendo, è isolato

IL CENTRODESTRA
ROMA Secondo Abramo Lincoln «un amico è una persona che ha gli stessi tuoi nemici». E in politica, il più delle volte, l'equazione funziona. E sembra farlo, dopo varie manovre di avvicinamento (ma anche minacce su Piemonte e Veneto), Silvio Berlusconi che dopo l'ennesimo attacco alle «mascalzonate» di Monti incassa il sostanziale sì della Lega, almeno quello del segretario federale Roberto Maroni. L'alleanza, però, deve ancora essere messa nero su bianco ma l'appuntamento di oggi ad Arcore è già saltato ieri e le divisioni nel Carroccio complicano la firma dell’accordo, che sembrava già cosa fatta. Forse anche per fare un assist a Maroni, Berlusconi alza i toni e minaccia i ribelli veneti del Carroccio sulle conseguenze di una mancata intesa con quelle che definisce «inevitabili ripercussioni» sulle giunte del Nord.
ATTACCHI AL PROFESSORE

Nel corso di una videochat al corriere.it, il Cavaliere sembra rivolgersi quasi esclusivamente a via Bellerio. Che apprezza. Soprattutto i primi tre passaggi di Berlusconi contro Monti e il «trio sciagura» che rappresenta con Fini e Casini. Nega di aver mai offerto a Monti la premiership dei moderati: «Monti sarebbe stato federatore dei moderati, ma non necessariamente il primo ministro. Non ho mai proposto Monti come premier dei moderati», scandisce. Poi, come già fatto, in un crescendo di critiche e polemiche nei giorni scorsi, accusa Monti di «guardare alla realtà dal buco della serratura: ha sempre avuto la sicurezza dello stipendio e quindi non conosce la lotta di chi lavora per lo stipendio ed è abituato da professore a parlare ai discepoli senza una contrapposizione dialogica». Accontentata la pancia della Lega, quella più recalcitrante a riesumare la vecchia alleanza con il Pdl ma decisamente ostile ad un bis della tassazione montiana, Berlusconi guarda avanti. E visto che nel frattempo il premier uscente si è pericolosamente attrezzato per le elezioni e che la Lega, da sola, potrebbe non bastargli, prova a percorrere, per via ipotetica, nuove strade.
«Non so se accetterei in futuro una nuova grande coalizione», è la sua premessa, «ma bisogna vedere se è l'unica soluzione possibile per il Paese», spiega. Insomma: se per tornare al governo occorre imbarcare anche altre forze, Berlusconi farà di necessità virtù.
I FUORIUSCITI DAL PDL

Ma assolutamente senza il Professore: «Non credo che Monti possa avere ancora un ruolo», sentenzia l'ex premier sottolineando che ormai «la sua immagine è precipitata» e che «io non potrei collaborare» con lui. Né con lui, né con chi starà con lui. Soprattutto quei parlamentari che hanno voltato le spalle al Pdl imbarcandosi con Monti. Per loro, anzi, Berlusconi prevede un futuro nero: «Non avranno seguito elettorale e avranno difficoltà a trovare posto nelle liste con Casini e Fini». Anche perchè è difficile immaginare che - soprattutto dalle parti di Futuro e Libertà - non ci sia più d'uno pronto a consumare qualche vendetta, anche se il Cavaliere prevede per lo schieramento del presidente della Camera (che sbotta contro i suoi »continui insulti e menzogne«) un futuro «ininfluente» da 1% alla Camera.
LA RISPOSTA DEI CENTRISTI

Fini si dice francamente stufo e twitta: «Degli insulti e delle menzogne di Berlusconi anche gli italiani che lo hanno votato non ne possono più». Casini invece sceglie l’ironia per replicare al Cavaliere. «Ringrazio Berlusconi per i ripetuti insulti che mi rivolge, non mi offendo perchè capisco la situazione che sta vivendo: ormai è chiaro a tutti che la scelta è tra Bersani e Monti. Tutto il resto è già stato visto alla prova e gli esiti sono noti. Ora voltiamo pagina».

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